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BARRY CLEVELAND Memory & imagination Supersaturated Records 2003 USA

Questo doppio CD del chitarrista americano Barry Cleveland estrinseca al meglio cosa significhi il porre abbondanti dosi di tecnologia al servizio di una vera ispirazione. In effetti il progetto dimostra tutta la sua forza proprio perché il trucco c'è ma non si vede, e così dai molteplici marchingegni applicati alla sei corde fuoriesce una sorta di magic music genericamente riconducibile all'ambient, ma in realtà ricchissima di preziose sfumature.
Il primo disco presenta una selezione di brani già apparsi sugli album "Mythos" (1986) e "Voluntary Dreaming" (1990). La title-track di quest'ultimo gioca con un morbido loop accompagnato da varie percussioni non invadenti, richiamando certa fusion di sottofondo, versante Pat Metheny o Shadowfax. Impronte etniche anche in "Ritual Sticks", le cui iterazioni ritmiche sottendono una bella invenzione melodica. Poi ci si addentra in atmosfere più misteriose, vedi l'arcano pianoforte di "The Inward Spiral" che sembra celare, e al tempo stesso rivelare, antichi segreti, mentre "Cleopatra's Needle" possiede la profondità space dei migliori Tangerine Dream. Condotta con mano felicemente sicura è la ritmata "Hawk Dreaming", prima della distensiva "Aeon", prossima a una new age davvero celestiale. Umori celtici in "Abrasax", con una synth guitar che pare una cornamusa, ma che poi va ad esplorare la world-music in senso più lato, come del resto confermano i diciannove, essenziali minuti di "Mythos", dove si affacciano aromi mistico-tibetani: dalle chitarre di Cleveland e dai particolari strumenti a fiato e a corde suonati da altri tre musicisti, scaturisce un fatato connubio di meditative divagazioni, che ricordano certi momenti sperimentali dei Popol Vuh.
Il secondo CD racchiude nove tracce inedite di varia datazione. Risalgono al 1992 le prime sei, fra cui spicca la gioiosa "Still Smiling" e i suoi giri di chitarra à la Mike Oldfield, pur in un ambito tribal-percussivo. La definizione ritmica è importante anche in "Signless", e ancor più nella straniante "Bottoms Up", che in un contesto quasi dance pone momenti di autentica ricerca. "Lucid Mirrors of Eroticism" è un altro eccellente saggio di ambient orientaleggiante in stile Popol Vuh, che prelude al lungo viaggio incantato (quasi 25') alla scoperta di mondi lontani di "Memory & Imagination", a bordo di un'astronave affittata dai corrieri cosmici teutonici. Ipnotizzano le improvvisazioni ivi contenute, senza annoiare: cio va ascritto a merito del Nostro. "Echoes on Echoes" (live in studio 2003) flirta col minimalismo, mentre "Stones of Precious Water", che come "Indigo Runes" è stata registrata nel 1981, ha ben metabolizzato i contemporanei saggi di Brian Eno.
Tecnologia a parte, come s'è detto, davvero non servono astruse cervellonerie per creare grande musica: al contrario, il dosare in maniera ottimale ingredienti apparentemente semplici è aspetto fondamentale, e questo a Barry Cleveland riesce alla perfezione.

 

Francesco Fabbri

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