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CASTALIA I changed my mind... A New Land Production 2008 ITA

Difficile dare un giudizio misurato a riguardo di un lavoro come questo “I Changed My Mind...”, cd autoprodotto che oscilla con molta nonchalance fra l'orrido ed il sublime in poco meno di quaranta minuti di musica. In questi casi, com'è facile intuire, le reazioni derivate dall'ascolto di un simile disco possono essere assai complesse... Lavaggio del cervello più o meno consapevole, gesto artistico di stravagante elitarismo oppure semplice divertimento in musica fine a se stesso... probabilmente la definizione migliore per questo cd potremmo ricavarla solo dal diretto interessato, ovvero Luigi Ametta (alias Castalia), chitarrista e musicista torinese che nell'arco di oltre vent'anni ha navigato nelle acque sotterranee del prog italico attraverso una nutrita serie di demotapes ed un album pubblicato dalla Vinyl Magic nel 1995 con i Circles of Fairies (“As The Years Go By”). Il progetto Castalia ha avuto in effetti una gestazione piuttosto travagliata: ideato come un progetto di musica prettamente sperimentale verso la seconda metà degli anni novanta, con l'unica testimonianza di “Postcard from the Exile” a chiudere precocemente tale esperienza, Luigi Ametta riprende dopo circa dieci anni la sua creazione ed autoproduce “I Changed My Mind”. Quest'ultima prova di Ametta si presenta come un'opera destrutturata fino all'eccesso, sperimentazione estemporanea e caotica che si risolve con un uso apparantemente dilettantesco dell'elettronica affiancato, e qui sta il bello, ad intuizioni profonde ed artisticamente valide (almeno in teoria). In I Changed My Mind c'è un utilizzo piuttosto disinvolto dei samples, in breve tempo si passa dai Cardiacs ai Negramaro (!!!), fino all'incredibile campionamento di Epitaph (un pò sacrilego) in “The 4th Hero”; nei trentanove minuti del cd si può ascoltare del minimalismo accennato in “How Did You Arrived at this Conclusion”, atmosfere al limite del post rock in frammenti come “Leaving” e “View from the Marlborough Lodge”, fino all'ambient disturbato di “So U Call It Progress” e la psichedelia romantica di “Tekeli-Li”. Non si può certo dire che “I Changed my Mind” sia un lavoro riuscito, eppure al di là di tutti i suoi squilibri riesce a comunicare qualcosa di molto particolare: se siete appassionati di un certo tipo di musica vale la pena di dargli un ascolto!

 

Giovanni Carta

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