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TONY CARNEVALE La vita che grida Artonica 1995 ITA

La necessità di rappresentare ambientazioni sonore elaborate e trasformate dalla fantasia e dal piglio creativo di un musicista/autore/arrangiatore, proposte come movimenti che si intersecano e si sovrappongono in un linguaggio strutturale libero da ogni semplicistica classificazione, in grado di provocare quelle vibrazioni tali da far confluire nell'ascoltatore un senso di armonica fusione con la realtà circostante. La profondità di un messaggio codificato secondo regole espressive mai casuali che trae profonde origini da un serio movimento di interazione tra i musicisti, alimentando un suono che doni infinite emozioni pur nella diversità concettuale di ognuno, proprio perché la possibilità di creare un insieme di partiture suggestive e altamente originali diviene il simbolo di una rappresentazione nata e trasposta in fattive situazioni collaborative, perciò confrontabili e comprensibili a tutti coloro che non si rivolgono alla banalità della massificazione sonica: il senso di un qualcosa di immenso proiettato al di là di ogni angusto limite spazio-temporale si compone abilmente all'interno de "La vita che grida".
Discorsi che potrebbero apparire slegati e indistinti per descrivere il nuovo prodotto concepito da Tony Carnevale, frutto di una ricerca sulla dimensione artistica operata assieme ad alcuni esponenti della cultura italiana. Ascoltando l'opening-track "Isabeau" ci si può rendere conto della travolgente forza evocativa che permea la musica del compositore romano, un notevole brano di oltre 10 minuti che sprigiona solenni orchestrazioni, movimenti leggermente più introspettivi nei quali i violini dettano melodie trasognate e crepuscolari e maestose progressioni strumentali dovute principalmente all'impeto fumoso delle tastiere; la successiva "Fuoco e ferro" si snoda su registri complessi alternando soluzioni più melodiche a parentesi decisamente più vigorose e ritmiche grazie all'impatto della chitarra elettrica del funambolico Rudy Costa e allo spettacolare uso del basso di Pippo Matino. Il pathos cresce esponenzialmente allorché si giunge alla title-track, una incantevole ballata dal sapore progressivo impreziosita dall'enorme prestazione vocale riservata da Francesco di Giacomo, mentre le influenze classico-sinfoniche appaiono naturalmente evidenti durante l'esecuzione de "Le memorie della scogliera", solcata da immensi tappeti sintetici e flebili arrangiamenti di piano accompagnati dalla sferzante lead-guitar di Costa. Menzione finale spetta alla composizione che chiude l'opera, ovvero "L'incompiuta", una fantastica esposizione di talento e tecnica individuale che traccia climi coinvolgenti e atmosfere gotico-notturne oscurate da spettrali giochi di tastiere e piano sui quali si innestano meravigliosamente le percussioni per destare maggiore senso ritmico.
"La vita che grida" si compone di una moltitudine di immagini e sfumature per la diversità degli elementi presenti e si materializza in forme sensibili al rapporto con la realtà universale mediante una sequenza di suoni che combinano il movimento, la vibrazione e la risonanza in una emozionante alchimia stilistica: assolutamente stupido lasciarsi sfuggire un così prezioso monile di arte sonora moderna.

 

Alberto Santamaria

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