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MARCO CIARGO Poema Sinfónico Eléctrico Mellow Records 2010 VEN

Marco Ciargo potrebbe scrivere musica per il cinema, e lo farebbe anche molto bene. L’album “Poema Sinfónico Eléctrico”, fresco di pubblicazione per la Mellow Records, è un’eccellente dimostrazione della capacità del chitarrista italo-venezuelano di saper scrivere composizioni dalla forte componente descrittiva, tanto che un sottotitolo come “Musica per un film immaginario” sarebbe stato perfetto. Nel disco, Ciargo lascia libero l’ascoltatore di vagare con la fantasia e di scegliere l’ambientazione che preferisce, senza dare titoli alle tracce e suddividendo il suo poema in movimenti indicati da un numero. Questa scelta è forse criticabile (dopotutto, un poema dovrebbe raccontare qualcosa), ma piacerà a coloro che prediligono i voli creativi associati alla musica. Le uniche immagini “reali” sono quelle stampate nel libretto del cd, scattate dallo stesso Ciargo e raffiguranti paesaggi naturali.
Come indica il titolo, ci troviamo di fronte a una composizione per orchestra sinfonica, accompagnata da un coro e con la chitarra come strumento solista principale. Nel libretto allegato al cd non è presente alcuna indicazione riguardo a eventuali musicisti partecipanti al lavoro, eccetto lo stesso Ciargo alla programmazione e alla chitarra. L’orchestra ed il coro, quindi, sono virtuali. In effetti basta un ascolto attento per scoprirlo, nonostante lo sforzo fatto per rendere plausibile il tutto sia evidente ed encomiabile. Nonostante tutto, questo è l’unico vero difetto di “Poema Sinfónico Eléctrico”.
La musica proposta è molto valida, abbastanza varia, pur basandosi su alcuni temi principali ripresi più volte nel disco, e discretamente fantasiosa. L’inizio è epico, e alterna momenti maestosi ad altri pacati, con la chitarra protagonista in linee melodiche e brevi assolo che tradiscono la probabile ammirazione di Marco Ciargo verso Mike Oldfield. I movimenti successivi passano attraverso varie atmosfere, variando tra momenti rilassati e carichi di tensione, malinconici e gioiosi, pastorali e tempestosi, passionali e travagliati, il tutto in un rincorrersi di note tra l’orchestra e la chitarra, che Ciargo suona in modo tale da favorire l’integrazione con il resto degli strumenti. I difetti dal punto di vista esecutivo e compositivo sono pochi: c’è qualche lieve incertezza in alcune parti di chitarra (per le quali si è probabilmente privilegiata la spontaneità piuttosto che la perfezione) e alcune sezioni di collegamento tra un tema è l’altro non sembrano perfettamente riuscite. Si tratta di difetti che non pregiudicano in modo decisivo l’ascolto di quello che può essere tranquillamente definito un buon disco.
Le note dolenti sono costituite proprio dai suoni gelidi dell’orchestra e del coro, che ad un ascolto attento mostrano tutti i limiti dell’essere completamente artificiali. Le parti strumentali mancano di potenza e del suono vivo e dinamico che una vera orchestra sinfonica è in grado di produrre esaltando le potenzialità della musica. Si sente la mancanza dei pieni orchestrali alternati ai momenti pacati, e a dominare è una generale uniformità sonora, che vanifica parzialmente il notevole sforzo compositivo di Marco Ciargo. “Poema Sinfónico Eléctrico” meriterebbe un’esecuzione con veri musicisti e un pubblico pronto ad applaudire, ma sarebbe chiedere troppo dal punto di vista economico quindi dobbiamo accontentarci di un album che sopperisce a questo limite con la tecnologia, senza la quale, in fondo, non avremmo potuto avere la possibilità di ascoltare un album senza dubbio meritevole di attenzione.



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Nicola Sulas

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