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JOSE CARBALLIDO Requiem Musea Parallèle 2010 SPA

Jose Carballido. Virtuoso chitarrista e cantante spagnolo nato in Germania, di formazione classica, che ha deciso di incidere una rock opera monumentale, più precisamente un Requiem che, guarda caso, tratta il tema della morte e del dolore che essa lascia dietro.
“Requiem” è anche il nome di questo doppio album, definito dallo stesso autore "un musical per gruppo progressive rock e coro classico". I personaggi dell’opera sono il narratore e l’amante affranto, interpretati dalla voce dello stesso Jose, ed il co-narratore, Dio e la Morte, interpretati invece dal coro. La Morte è l’unica tra i personaggi a non essere rappresentata dal canto in spagnolo, bensì in tedesco.
Unire musica rock e classica, sin dagli albori della musica rock, è sempre stato un obiettivo affascinante, ma al tempo stesso trappola insidiosa in cui sono caduti tra gli altri anche grandi gruppi come i Deep Purple e gli EL&P. Trappola in cui, anche il nostro Jose, casca inesorabilmente!
Chiariamo però subito che questa fusione tra generi è più una dichiarazione d’intenti che un’effettiva realtà delle cose. Infatti, a parte l’utilizzo del coro, le contaminazioni classiche non sono maggiormente presenti che in un qualsiasi disco di prog sinfonico. La musica viaggia spesso sui binari di un progressive molto hard, alle volte anche heavy. La chitarra spazia anche tra riff tendenti al metal, banali assoli classicheggianti ed immancabili intermezzi di folk spagnolo. Infine la batteria è spesso invadente con il suo protagonistico incedere.
In tutto questo confondersi di ricerca melodica e tecnica, si palesa la passione smodata per la musica e la voglia del musicista spagnolo di dimostrare tutte le sue conoscenze accademiche. Peccato che questa voglia di esibire tecnicismi musicali eccede, divenendo unica protagonista di inutili complicanze tecniche fini a stesse. È evidente che Jose si è lasciato possedere dalla cosiddetta sindrome da Dream Theater. Egli cerca in tutti modi di caricare i pezzi di intensità e teatralità attraverso la sua voce, ma senza avere l'istrionismo necessario. Calca troppo la mano lasciandosi sopraffare dall'interpretazione e, alla fine, quello che ne esce fuori è poco più di un Albano in versione prog metal.
Le parti corali, d'altro canto, non fanno altro che appesantire la composizione non riuscendo mai a dare quel pathos drammatico che dovrebbe avere un requiem. Il coro fa fatica ad amalgamarsi con la musica, ottenendo come risultato finale di conferire ai brani un aspetto patchwork di parti appiccicate tra loro senza un vero gusto estetico.
Con tutti questi limiti sembrerebbe che l’album sia da bocciare senza appello… ma non è così! Infatti non mancano spunti abbastanza goduriosi di ruspante hard prog. Interessante è in particolare il pezzo strumentale di apertura, omaggio al progressive nostrano più sinfonico. Anche il brano "Solo un sueño", in cui finalmente il coro riesce ad essere funzionale, offre all’ascolto spunti intriganti.
Tuttavia “Requiem” non riesco proprio a promuoverlo! Esibisce un coefficiente di difficoltà estremamente elevato, ma ciò non può considerarsi un’attenuante per rivalutare il tutto positivamente. Il disco non riesce mai a decollare veramente e il giovane musicista spagnolo, tutto preso a tenere unite le varie componenti, senza riuscire a rendere omogenea l’opera, ne perde spesso di vista lo sviluppo melodico.
Personalmente ho trovato pesante completare l’ascolto, anche di un singolo cd, figurarsi di entrambi. Di certo mi piacerebbe poter riesaminare il buon Jose, che è musicista di indubbie capacità, alle prese con un progetto dove la ricerca della semplicità predomini sull'ostentazione. Essere ambiziosi è giusto è legittimo… ma nella giusta misura!



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Francesco Inglima

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