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COPERNICUS Immediate eternity II Nevermore 2003 (Moonjune 2014) USA

Avete presenti i film di David Lynch più deliranti come “Mulholland Drive” o “Inland Empire”, quei film in cui spesso il sogno si confonde con la realtà, da cui fuoriescono personaggi improbabile e ipnotici… ecco il nostro caro Joseph Smalkowski, in arte Copernicus, potrebbe essere tranquillamente uno di quelli. Predicatore delle particelle infinitesimali, poeta del mondo subatomico e perché no anche musicista, Copernicus dovrebbe ormai essere abbastanza conosciuto per via della continua e ostinata opera di riscoperta da parte della Moonjune che con cadenza periodica ristampa le sue vecchie opere e ne produce le nuove.
E’ il turno ora di “Immediate Eternity II”, opera che, tra le tante, può forgiarsi del titolo di più “bizzarra”. Perché dico ciò? Iniziamo subito dal luogo in cui è stata concepita, ovvero l’Ecuador durante un periodo di riflessione del nostro eroe. Passiamo ora alla band che l’accompagna ovvero un gruppo di musicisti locali che, ad onor del vero, sono molto bravi assecondando le schizofreniche e logorroiche evoluzioni artistiche di Copernicus. Infine concludiamo sul perché del “II” nel titolo dell’album: esisteva già un “Immediate Eternity” originale uscito nel 2001 in pochissime copie e registrato in Equador abbastanza malamente; il numero due non è altro che lo stesso materiale del primo, ma suonato è registrato ex-novo dopo una trentina di concerti durante il tour in Ecuador e infine rimasterizzato con lo stesso gruppo di musicisti locali con cui sono stati effettuati i concerti. Ci sarebbe poi di aggiungere che di “Immediate Eternity” ce ne sono molti di più, l’album è stato infatti registrato in diverse lingue (tedesco, francese e spagnolo), ma forse è il caso di andare avanti e passare alla musica.
Cambiano gli interpreti, cambia continente, Joseph Smalkowski è sempre estremamente fedele a se stesso e al suo personaggio e lo stesso dicasi per la sua musica. Il contenuto musicale infatti rimane sempre in secondo piano, rilegato ad una funzionalità di supporto ai testi che sono il vero valore aggiunto di ogni disco dell’artista americano. Scrivendo per un sito musicale, mi limito a dire che per quanto mi riguarda trovo le parole, per quanto apparentemente strambe e forse alla lunga ripetitive nei concetti, non così assurde come vogliono apparire ed interessanti. Ritornando sul giudizio dell’opera da un punto di vista strettamente musicale è inutile negare che alla fine l’opera è molto monocorde. La presenza di musicisti esotici poteva far pensare a trame musicali andine o latino americane, in realtà la musica è abbastanza occidentale. Non mancano atmosfere un po’ folk, ma principalmente veniamo trascinati in viaggi cosmici da una musica molto diluita e plasmata a dovere sul big bang verbale di Copernicus. Rispetto agli ultimi album i musicisti rimangono più discreti, evitando di rubare la scena. Per quanto ammantata di un fascino viscerale e psichedelico, se non fosse ascoltata in condizioni non propriamente lucide, alla lunga annoia (specialmente per chi non comprende i testi). Se poi aggiungiamo che “Immediate Eternity II” è solamente il tassello di una discografia abbastanza numerosa, potrei limitarmi a consigliare l’album ai più coraggiosi che ancora non possiedono nulla di Copernicus.
Se poi il vostro interesse è principalmente nei testi e non avete paura di perdervi negli arzigogoli mentali del nostro filoso, il discorso cambia e forse riuscirete a godere dell’opera a 360 gradi.



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Francesco Inglima

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