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CIRCLE Alotus Klangbad 2002 FIN

Il recente rifiorire della scena progressiva finlandese, che vanta una straordinaria tradizione risalente agli anni '70, quando un grande numero di validissimi artisti si cimentò in lavori di ottima fattura (ne ricordiamo due su tutti: Haikara e Wigwam, tra l'altro entrambi attivi tutt'oggi), vede tra i protagonisti anche i Circle, attivi da diversi anni con la loro moderna psichedelia. Su ritmi ipnotici, questa band (tra le cui fila figura anche Mika Ratto dei Moon Fog Prophet) eterea e visionaria, crea un personale space-rock, di ispirazione floydiana ("Iopetus" sembra quasi una novella versione di "Careful with that axe, Eugene", con andamento generale allucinato e finale carico di pathos dettato dalle distorsioni della chitarra), ma eseguito con piglio moderno e con risultati abbastanza personali. La reiterazione di certi temi, le pulsioni di basso ripetute all'infinito, i cupi vocalizzi, qualche momento in cui il suono delle chitarre si indurisce e atmosfere chiaramente nordiche, a tratti quasi spettrali e uggiose, sono le caratteristiche principali di "Alotus". Quest'album della durata di circa quarantasette minuti prevede quattro brani che superano i dieci minuti, più la breve "Northern sky", una sorta di acid-ballad. La ripetitività spesso si protrae fino all'eccesso, ma questa particolarità ha il suo charme ed è uno dei motivi principali per cui ascoltando questa musica sembra quasi di essere trasportati in una dimensione da sogno. In dischi del genere bisogna lasciarsi letteralmente sopraffare dalla musica, quindi la cosa migliore da fare è chiudere gli occhi e abbandonarsi del tutto alle tentazioni psichedeliche che i Circle sanno regalare.

 

Peppe Di Spirito

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