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DICE (GER) Time in eleven pictures Scene Records 2005 GER

Nulla a che vedere ovviamente coi ben noti (a noi proggofili) omonimi svedesi, questi Dice tedeschi hanno ormai più di 20 anni di storia e una dozzina di album alle spalle e danno l'impressione, a chi vi si accostasse per la prima volta, di essere un po' matterelli (il loro album precedente s'intitolava "what if the Beatles were from another galaxy"). In verità questi 5 attempati ragazzoni teutonici sono alfieri di un discreto space rock melodico, molto influenzato dall'ovvia presenza incombente dei Pink Floyd. Le loro composizioni presentano di continuo l'elemento spaziale, sia nella musica che anche nei titoli e nelle tematiche trattate, sviluppandosi su ritmiche moderate, con ben pochi sbalzi e una buona vena melodica, con armonie spesso orecchiabili ed accattivanti, sempre condite da atmosfere sognanti e cosmiche. Il gruppo tuttavia non scade quasi mai ad infarcire la propria musica di ritornelli banali e facili da canticchiare. Molte canzoni sono di minutaggio elevato e le composizioni brevi sono solo degli intermezzi strumentali, una sorta di collante a legare due brani. Solo un paio di episodi possono essere plausibili hit single: "Time-game", un brano ritmato con un cantato accattivante e melodie ariose che comunque non sfigura col resto dell'album, e la melensa "Time is always ending", l'episodio senza dubbio meno interessante di quest'album. Difficile non arrivare a nominare i connazionali Eloy, continuando nell'ascolto, e, a giudicare da questo nostro primo ascolto, i nostri sembrano non avere molto da invidiare a Bornemann e soci, se non la notorietà. Senza dubbio la musica dei Dice si basa principalmente sulle chitarre; queste sanno creare sonorità e riff dalle mille sfaccettature, passando da strani suoni spaziali a semplici arpeggi melodici e pop. Le tastiere, ed il Mellotron con esse, sono lì solo come contorno spesso, creando unicamente tappeti e ricami sonori senza grossa personalità. Il cantato, da parte sua, è senza infamia e senza lode: apprezzabile negli episodi più complessi ma insignificante in quelli più melodici. L'album nella sua interezza è abbastanza interessante, ancorché dall'attrattiva altalenante; bella la prima parte, decisamente meno la seconda.

 

Alberto Nucci

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