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DARK Round the edges Sis 1972 (Kissing Spells Records 1999) UK

Una testata specializzata definiva questo come un “grande album di progressive crepuscolare”. In attesa di capire a cosa ci si riferisse, se al periodo progressivo che secondo loro stava per volgere al termine o alle atmosfere espresse dai musicisti, si può tranquillamente affermare che il nome dei Dark è sopravvissuto in tutti questi anni grazie alle nebbie del mito che ne hanno accompagnato i passi fin dalle origini. Nati nel 1968 alle scuole superiori di Northampton grazie all’incontro tra il cantante-chitarrista appassionato di fotografia Steve Gilse ed il batterista Clive Thorneycroft, dopo alcuni concerti il gruppo si consolidò con il secondo chitarrista Martin Weaver ed il bassista Ronald Johnson. Un mito, il loro, che si venne a creare innanzi tutto per l’esiguo numero di LP incisi: sessantacinque! Addirittura ci fu chi, tracciando una sorta di biografia della band, volle esagerare e mise per iscritto che gli LP erano solamente dodici. La realtà è leggermente diversa. Di questi sessantacinque vinili, infatti, una dozzina venne acquisita dai singoli musicisti, distribuendo il proprio album ad amici, parenti e fidanzate. La passione di Gilse fece sì che queste pochissime copie diventassero dei pezzi unici, diversi l’uno dall’altro, le cui copertine erano composte da foto scattate dallo stesso leader e da note scritte a mano dai componenti dei Dark. Ben presto, l’album sarebbe stato identificato come quello più raro e costoso del panorama musicale inglese.
La Kissing Spell Records ristampò nel 1999 su CD questo “Round the edges” (dalla copertina standard comunque affascinante), per il quale i critici attuali, nel disperato tentativo di trovare comunque qualche definizione altisonante, hanno tirato in ballo termini come proto-prog o addirittura proto-metal. Chiariamo le idee: il prog era già bello avviato ed il metal, come lo intendiamo oggi, ancora doveva nascere. I Dark quindi erano autori di un prog melodico ed Hardeggiante molto psichedelico che, nonostante rispecchiasse quanto si suonava in Inghilterra durante quegli anni, doveva parecchio alla scena West Coast americana.
L’intreccio delle chitarre di Gilse e Weaver è incessante; nelle lunghe parti strumentali spesso si potrebbe pensare ad una specie di Jefferson Airplane o Grateful Dead in versione britannica, con assoli continui di fuzz guitars, di chitarre “ronzanti”. Chitarre che spesso sembrano voler portare avanti degli esercizi accademici per poi partire in fughe viscerali che tengono incollato l’ascoltatore allo stereo come accade nell’iniziale “Darkside”.
Nella successiva “Maypole” lo schema è il medesimo, facendo prima venire in mente alcune timbriche abrasive degli americani The Wizards From Kansas e poi inducendo a pensare alle migliori cose che sarebbero state composte da Nick Saloman con il monicker Bevis Frond (nome di spicco della psichedelica chitarristica britannica contemporanea).
Senza dubbio “Live For Today” è uno dei momenti topici, partendo molto rilassato e melodico per passare immediatamente a degli altri assoli davvero ispirati. La voce di Gilse non è affatto eccezionale, anzi, ma il suo “minimalismo” vocale appare azzeccatissimo nella musica dei Dark e comunque rientra nello stile di un’epoca.
In “R.C.8” la sezione ritmica prende il sopravvento, facendo per una volta flettere le due chitarre alle proprie esigenze, mentre “The Cat” è un altro dei momenti migliori, molto swing ed effervescente, con tantissime note suonate dall’inizio alla fine. Chiude “Zero Time”, altro bel pezzo.
La ristampa della Kissing Spell (preceduta comunque da quella Swank di 250 copie su LP nel ’90) prevede altri quattro brani, bonus tracks incise nel 1971 che assieme a Gilse e Thorneycroft vedevano la presenza del bassista Colin Bush. Nulla di eccezionale, che comunque dà un’idea dell’evoluzione dei Dark negli anni, anche perché l’ultimo pezzo è una prima versione di “Maypole”.
I musicisti sarebbero spariti nel nulla per parecchio tempo, ad eccezione di Martin Weaver, chitarrista indiavolato negli album pubblicati postumi degli hard rockers Wicked Lady (altro culto dei collezionisti). I Dark si rifaranno vivi diversi anni dopo, pubblicando un secondo lavoro in parte originale ed in parte composto da inediti. Nel mezzo, diverse pubblicazioni di jam varie.
Quando ci si avvicina ad una pubblicazione di cui si parla così tanto, il rischio è di rimanere delusi dopo le grandi aspettative. “Round…” è un disco che vale ma occorre comunque ricordarsi il contesto in cui è stato creato. Ha una sua età ed è legato a dei momenti particolari, non sempre “universali” e quindi parecchio soggettivi. Nonostante ciò, l’ascolto è veramente godibile anche dopo tutto questo tempo.


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Michele Merenda

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