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DEC Superimposing memories Terramiamusic 2011 ITA

I DEC realizzano un doppio album formato da sedici canzoni composte e spesso rivisitate nell’arco di oltre dieci anni. Riportando le parole dei fondatori, cioè i chitarristi Nico De Cesare (Mr. Putiferio) e Luca Lovecchio (Atai), la loro non sarebbe una semplice band ma un vero e proprio progetto artistico. Per realizzarlo, si sono avvalsi di musicisti scelti ad hoc, sottolineando che in nessun caso si è trattato di un semplice ripiego ma di una scelta ben ponderata.
In quello che vorrebbe essere un concept o addirittura una sorta di Opera, il filo che unisce i brani è costituito dalle esperienze che hanno colpito i due protagonisti, andando a creare quei “ricordi sovrapposti forzatamente” di cui parla il titolo.
Per via di tutte le sfaccettature presenti nell’album, i diretti interessati parlano di prog, trovando riduttive altre semplici definizioni. In realtà, dalle parti del progressive vero e proprio, anche inteso nel senso più ampio del termine, i DEC ci passano solo da (parecchio) lontano, assestandosi più che altro in un alternative molto melodico. Ciò che forse grava di più sull’intero lavoro è proprio l’eterogeneità degli anni in cui certi pezzi sono stati composti; gli ideatori potranno pure asserire con convinzione che non è possibile estrapolare un singolo brano da ogni cd, però le cose non sembrano stare affatto così. Probabilmente nei loro pensieri vi è una trama che collega il tutto indissolubilmente, ma a livello di contenuti musicali i fatti dicono ben altro.
Detto questo, vi sono brani come “Play” (una versione più melodica dei norvegesi Conception), le strumentali “The End Behind the Wall” e “P.A.M. (#5)” che effettivamente si avvicinano maggiormente ai canoni del prog rock. Da sottolineare la bella prova del cantante Ivan Heart, soprattutto nei pezzi che aprono i due dischetti, “BloodCherry” e “Format”, senza dimenticare che la scelta delle melodie rendono questo “Superimposing memories” abbastanza godibile, anche se ascoltare il doppio tutto di un fiato potrebbe stancare.
Probabilmente i ragazzi dovrebbero scegliere che strada intraprendere, senza incaponirsi nel tentativo di essere “intellettuali e complessi” a tutti i costi. Esistono tanti generi musicali, indipendentemente dal prog. Se li si pratica con perizia e dedizione, si creano comunque lavori degni di ogni considerazione. Sarebbe quindi un bene adesso dedicarsi a delle composizioni fresche, da mettere sul prossimo album. E se si accentuasse il solismo nelle parti strumentali, sarebbe meglio.
Davvero buona la produzione ed ottima la confezione. Che si vada pure avanti con fiducia… e vediamo che succede!



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Michele Merenda

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