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D-WHITE Back to the light PìckUp 1996 ITA

Innanzitutto una doverosa precisazione: l'oggetto di questa recensione non è un demo ma un lavoro ufficiale a tutti gli effetti, uscito finora solo su cassetta con il marchio Pick Up. I D-WHITE sono nati nel '95 su iniziativa del bassista Davide Giacometti, già leader dei Wade (all'attivo un demo nel '92): ebbene, nonostante la recente definizione del nuovo progetto, di "Back To The Light" convince davvero lo smaliziato songwriting e la caratura tecnica; le nove composizioni, di media durata, faranno la gioia degli amanti della musica professionalmente concepita ed impeccabilmente incisa. Il sound dei D-WHITE si può collocare, in modo rapido ma verosimile, a cavallo tra un moderno pomp, con piacevoli e non mielose incursioni nell'AOR, e un prog metal niente affatto banale. E' peraltro pacifico che certe influenze sono palesi: l'ottima voce di Stefano Lacchin, calda e molto "americana", è terribilmente simile a quella di Steve Perry dei Journey; l'iperveloce chitarrista Alessandro Gregnanin, in perenne assolo, saprà certamente a memoria i dischi di Joe Satriani; il tecnicissimo e mitragliante drumming di Claudio Campagnaro deve non poco a Neil Peart dei Rush... Sarebbe adesso fin troppo facile dire: "prendete, mettete in un bel bicchierone, shakerate il tutto ed ecco i D-WHITE". Troppo facile, forse irriverente, ma anche inesatto, dal momento che i nostri sanno curare in modo assai intelligente e personale gli arrangiamenti, creando un insieme avvincente e dotato di classe. Ben riuscite le due tracce "Dance Of The Night" e "White Roads", con le loro cadenze medievali ora ammalianti, ora epiche e potenti, ma in generale tutto il lavoro sa mantenersi su apprezzabili livelli medio-alti, con l'unica eccezione del non troppo sintetico strumentale "One Night's Memories", leggermente tedioso nelle sue movenze a la Gilmour-Knopfler-Dire Straits un po' scontate. Ma ciò non può inficiare la globalità di un giudizio sicuramente positivo: i D-WHITE hanno prodotto un lavoro particolare ed accattivante che oltretutto si discosta in modo ammirevole da un certo prog metal senz'anima, diventato a questo punto definitivamente stucchevole.

 

Francesco Fabbri

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