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DRUCKFARBEN Second sound autoprod. 2014 CAN

Reduci da un apprezzato esordio dal titolo omonimo, i canadesi Druckfarben si ripresentano al popolo prog con un nuovo lavoro, “Second sound”. Avendo nel loro background un passato fatto anche di cover dei grandi del genere, dagli Yes ai Genesis, dai Gentle Giant ai Kansas ed altri ancora, è sin troppo semplice individuare le influenze musicali dei cinque ragazzi della zona di Toronto, che però, grazie ad una notevole perizia tecnica ed alla forte personalità, riescono a rielaborare il tutto in un melting pot sonoro davvero di gran gusto. Se a tutto ciò aggiungiamo che la voce di Phil Naro ricorda non poco quella di Jon Anderson ed il basso di Peter Murray “ruggisce” come quello di Chris Squire (anzi oggi forse meglio e di più...) ...
La track iniziale “An answer dreaming” è davvero promettentissima e scoppiettante: una sezione strumentale articolata a ricordarci gli Yes di “Drama” con il basso di Murray in grande evidenza. Poi la voce di Naro e le notevoli linee melodiche conferiscono ancora maggior appeal ad un pezzo senza punti deboli. La proposta è modernissima negli arrangiamenti cristallini e lo dimostrano le scintillanti tastiere di William Hare che introducono “In disbelief”, dal sapore vagamente new prog e dagli accenti heavy della chitarra di Ed Bernard. Un pezzo breve ma senz'altro riuscito. Le solite (è il caso di dirlo) articolate parti strumentali, il diffuso utilizzo dei cori, l'ottimo refrain e la presenza del violino (un pizzico di originalità non guasta...) promuovono anche “Dandelion”. Un superbo lavoro del basso di Murray (che oltre a Squire pare conoscere anche Geddy Lee), l'uso, qui più vintage, del parco tastiere, la solita facilità melodica, non fanno passare inosservata neanche “Liberated dream”. Delicatissima con l'introduzione al piano e l'atmosfera purissima che si respira è, per contro, “Long walk down”, che non avrebbe sfigurato in un album come “Going for the one” degli Yes. Seppur gradevole, è un po' troppo “leggerina” nelle parti corali “Surrounds me”, malgrado non manchino degli ottimi incastri tastiere/chitarra elettrica e la solita performance “monstre” di Murray. “Another day” si apre con chitarre acustiche e cori vicini a quanto già fatto dai Gentle Giant, poi il brano si fa più incalzante con gli ormai consolidati sprazzi strumentali, mentre il finale è “a cappella”.
La band nell'album d'esordio non si era cimentata nella classica suite, eccoci, dunque, accontentati questa volta con i 18 minuti della title track che chiude l'album. Un brano che ha tutto per farsi amare (od odiare...). L'inizio con violino e mandolino ha un sentore quasi celtico, ma ben presto si ritorna alle origini con momenti virtuosistici, assoli ficcanti e squarci sinfonici. Poi intorno al minuto 11 tutto sembra placarsi, ma l'attimo dopo synth, chitarra e la voce di Naro, emozionante ed ispirata come in tutto l'album, ritornano protagoniste per un finale difficilmente dimenticabile per carica emotiva in cui rifanno capolino il violino, il mandolino e le lievi note del piano. Amate gli Yes ma siete delusi “dall'inattesa piega degli eventi” (leggasi “Heaven & Earth”)? Beh, i Druckfarben (ed i Glass Hammer... con Davison naturalmente!!) possono essere una buona soluzione alternativa.



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Valentino Butti

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ED BERNARD Polydactyl 2015 

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