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DISEQUAZIONE Progressiva desolazione urbana Andromeda Relix 2016 ITA

I Disequazione nascono nel 1980 (!!) dall’incontro dei giovanissimi Giorgio Radi (basso) e Vinicio Marcelli (chitarra e flauto). L’ingresso del tastierista Dario Degrassi dà maggiore sostanza al progetto, anche se la formazione rimane instabile con parecchi musicisti che si succedono nella line up. Evidentemente i tempi non sono ancora maturi e, malgrado i numerosi concerti e collaborazioni illustri (con Aldo Tagliapietra, ad esempio), la band si concede qualche anno di pausa. L’arrivo del batterista Fiodor Cicogna e del vocalist Luca Sparagna offre finalmente al gruppo quelle certezze per pubblicare il primo sospirato album, “Progressiva desolazione urbana”. Avendo almeno i 3/5 della band vissuto, da adolescenti, il periodo aureo del progressive internazionale ed italiano, non si poteva che aspettarci queste decise influenze nel sound del gruppo. Ecco, dunque, che non giungono inattesi i forti richiami a Le Orme, alla PFM, ai gruppi minori del pop italiano dei ’70, ed ancora ai Camel, ai Caravan in una costante ricerca melodica che ben si abbina a più che valide trame strumentali. Il cantato, in italiano, offre quell’apprezzato “quid”, che potrebbe, con una adeguata distribuzione e promozione, attirare non poco il sempre curioso mercato giapponese, attento alle sonorità progressive provenienti dal nostro paese. La pièce de resistance dell’album è la suite, nonché title track, che chiude il lavoro con i suoi 18 minuti. Tastiere vintage dai sentori “canterburiani” duettano con una decisa sezione ritmica nella prima, splendida sezione. Segue un brevissimo (circa un minuto) sprazzo “rumoristico”, prima dell’arioso gran finale, in un bel mix, dal bel punch, di Orme, Caravan e Camel. Dominata dalle sfavillanti tastiere di Degrassi su una ritmica frastagliata è “Il vaso di Pandora”, dopo che i momenti introduttivi sposano con successo i Camel ai Genesis. Spettacolare il crescendo strumentale che porta il brano alla sua conclusione con, in aggiunta, un bel “solo” di Marcelli. Suite a parte, è la forma canzone che comunque contraddistingue l’album, come nella frizzante e dall’urgenza pop di “E’ giorno ormai” complice l’ammiccante refrain. Piacevoli anche le ultime due tracce “Inutile” e “Nel giardino del piccolo Gik” con le belle melodie sempre in primo piano. Detto del troppo scarno binomio booklet/copertina, quel che conta è che “Progressiva desolazione urbana” risulti essere un album dal piacevole ascolto, “vintage” ma non troppo, ben elaborato e suonato. Tutte “armi” adatte a conquistare il prog-fan romanticone…


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Valentino Butti

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