Immaginatevi di essere -diciamo- nel 1998: "As the World" è uscito da ormai tre anni e gli Echolyn sono chiamati a dar seguito a questo fantastico album che ha incastonato definitivamente il loro nome nella Hall of Fame del Prog recente. Ecco che esce dunque "Mei": la band, non volendo dare alla luce un "As the World 2" (né peraltro questo era un "Suffocating the bloom 2"), ha voluto concepire un album ambizioso composto da un'unica canzone di 46 minuti, confondendo un po' le acque delle proprie attitudini musicali, che già in passato non erano perfettamente riconducibili a un modello. Ecco... "Mei" rappresenta il follow-up che tutti abbiamo sognato dopo la splendida tripletta (in crescendo) degli Echolyn. STOP! Non siamo nel '98, gli Echolyn, dopo "As the World" hanno subito le traversie che conosciamo, ci sono stati nel frattempo diversi dischi ad opera dei singoli membri, e infine "Cowboy poems free", l'album del come-back della sigla Echolyn che tuttavia ha lasciato un po' tutti scontenti. Cercate di dimenticarvi tutto questo. "Mei" riuscirà a riportare il vostro entusiasmo a quegli anni, ma per farlo non finge che nulla sia successo: l'album è sinfonico senza apparire retrò, complesso e sperimentale senza risultare cervellotico, facilmente fruibile ma non banale. La lunga canzone di cui si compone non ha molto delle suite pompose e spesso autoindulgenti di molti gruppi Prog: è piena di idee, di variazioni, di soluzioni musicali costantemente in divenire, intelligentemente concepite e legate l'un l'altra. Elementi di jazz, musica elettronica e rock americano si fondono e si susseguono; gli Echolyn impongono e affinano il loro stile univoco, pur non scevro di influenze e somiglianze. E' bello perdersi nei meandri di "Mei", pur senza autoconvincersi a credere di trovarsi ad ascoltare l'album dell'anno.