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ECLIPSE Jumping from springboards Rock Symphony 2002 BRA

I brasiliani Eclipse sono uno di quei gruppi che sanno come ammaliare l'ascoltatore che tutt'oggi vuole essere catturato dai caldi suoni del rock romantico di derivazione Camel-Genesis. Il quartetto sudamericano si presenta infatti con tutte le carte in regola per farsi apprezzare: melodie incantevoli, impasti elettroacustici, cambi di tempo e di atmosfera, una certa vena malinconica, flauto spesso in evidenza e alternanza del cantato maschile e femminile. Ma, per usare una frase fatta, non è tutto oro quello che luccica e, in quasi cinquanta minuti di musica, si avvertono alti e bassi. I brani più lunghi ("Urban hermit" e la title-track) sono ben strutturati e abbastanza convincenti, così come molto gradevoli risultano quei pezzi in cui è la voce femminile a dettare attimi di sano romanticismo ("Incas' Revenge"), ma ci sono anche dei momenti abbastanza deboli e tutt'altro che efficaci, nei quali i musicisti sembrano limitarsi a svolgere un compitino eccessivamente semplice (emblematico il caso dello scolastico new-prog di "Puzzles"). Inoltre, nei brani cantati, sarebbe stato a mio avviso più logico puntare maggiormente sulla voce femminile, dato che quella maschile sembra insicura, oltre che non del tutto convincente da un punto di vista timbrico. Gli Eclipse, quindi, hanno alcuni punti di forza abbastanza notevoli, ma devono limare alcuni difetti per meritare la più completa considerazione. Il loro album, nel complesso, è più che sufficiente e penso che molti amanti del rock sinfonico più classico lo accoglieranno in maniera benevola. D'altro canto, c'è anche chi mal digerisce certi schemi che ormai non sorprendono più e preferirà giustamente indirizzare altrove le proprie attenzioni.

 

Peppe Di Spirito

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