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DARIO ELIA Vie impervie VesnaHaus 2009 ITA

Dario Elia è un autore e musicista sardo che si muove nel campo della contaminazione, in bilico tra suoni di natura molto varia spazianti dal jazz alla fusion, dall’elettronica all’ambient. La sua è una musica fortemente descrittiva, tesa spesso a rappresentare stati d’animo, oltre che ambientazioni reali, affiancando liriche intimiste a sonorità spesso minimali.
L’attività compositiva di Dario Elia si divide in due aspetti: quello che permea quasi completamente gli oltre cinquanta minuti di “Vie Impervie”, nel quale la forma canzone viene destrutturata e ricostruita secondo forme non convenzionali, e quello della creazione di musiche per installazioni sonore, spesso usate come base per mostre fotografiche (Dario Elia si occupa anche di fotografia artistica) e rappresentazioni audio-visive. Le due anime coesistono felicemente, sovrapponendosi e mescolandosi, adottando il denominatore comune di un certo gusto per le atmosfere soffuse e rarefatte.
“Vie Impervie” è un debutto, e lo è anche per la casa discografica, diretta dallo stesso musicista. Nonostante ciò, Dario Elia sembra aver già trovato una sua dimensione internazionale, fatta di collaborazioni con artisti provenienti soprattutto dall’estremo oriente ed esibizioni nella stessa parte del mondo, per la precisione in Thailandia, ma anche in Russia e Spagna, per citare gli eventi in programma tra l’inverno e la primavera di quest’anno.
Suonato da Elia con l’aiuto di alcuni musicisti, l’album inizia con “abitudine paura vanità”, con pianoforte e chitarra che si destreggiano tra accordi solari alternati ad altri dissonanti, a fare da sottofondo ad una voce molto effettata. Il brano è decisamente rappresentativo dell’album, fatto di composizioni quasi schive e dall’andamento sognante. La voce passa da toni sussurrati ad altri rochi, concedendosi brevi momenti rabbiosi ma assestandosi mediamente su un’impostazione abbastanza monocorde, rappresentando in questo modo uno dei difetti del lavoro. L’album nel suo insieme è piacevole da ascoltare, rilassante e scorrevole, e alcune delle composizioni tendono a costituire un tutt’uno fra loro, superando i limiti del minutaggio imposto dai titoli e dalle pause tra di essi. Questa omogeneità costituisce paradossalmente l’altro difetto di “Vie Impervie”, si sente ogni tanto la mancanza di segni distintivi tra alcuni brani, ed il loro eccessivo assomigliarsi lascia un po’ straniati. Certe tracce però si discostano da questo andamento, soprattutto “fra noi”, “amaro” e “tre anime”, dove la ritmica assume una maggiore varietà e la chitarra di Dario Elia (che in tutto il disco suona anche Moog, loop e campionamenti) è libera di sfogarsi in originali assoli dallo stile quasi “parlato”.
Due sono le composizioni realizzate per installazioni sonore: la sognante “sol”, scritta in collaborazione con un artista di Bangkok, che ricorda sorprendentemente alcune cose del Franco Battiato più meditativo, e la conclusiva “sound installation #1”, costituita dai brevi frammenti sonori di un minimalismo estremo, la cui mancata associazione con l’evento od opera visiva a cui è legata contribuisce a renderla poco interessante su disco.
Per concludere, si può affermare tranquillamente che “Vie Impervie” è un buon disco d’esordio, curato nei suoni e con alcuni difetti che non guastano eccessivamente l’ascolto. Piacerà soprattutto a coloro che prediligono le atmosfere cangianti, le zone crepuscolari e di confine, nelle quali avviene l’incontro tra luci ed ombre musicali.



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Nicola Sulas

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