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EUTHYMIA L’ultima illusione Electromantic Music 2010 ITA

Dare vita ad un progetto musicale con lo scopo dichiarato di realizzare opere rock è un’idea che al giorno d’oggi staziona tra il coraggioso, il rischioso ed il bizzarro, ma è proprio quello che si propone Euthymia, una band composta da tre elementi fissi ai quali si affiancano alcuni collaboratori allo scopo di creare una sintesi artistica che comprende musica, teatro e letteratura. Il progetto ha raggiunto il suo primo traguardo, a distanza di due anni dall’inizio dell’avventura, con l’album d’esordio dal titolo “L’Ultima Illusione”.
Abbastanza giovani, con un’età compresa tra 26 e 28 anni, i tre autori responsabili delle musiche e della storia sono riusciti a produrre un ibrido artistico che mescola l’esuberanza strumentale del rock progressivo con la necessità di rendere chiara e plausibile una narrazione basata su un soggetto all’apparenza semplice di una storia d’amore, passione e tradimento, incentrata sulla forza disperata dei sentimenti e sulla psicologia dei protagonisti.
La musica pesca a piene mani dal passato, recuperando sonorità alla EL&P, con arrangiamenti basati sul classico modello che vede l’organo Hammond tessere la matrice di fondo e il Moog disegnare linee melodiche e assoli, con un occhio di riguardo al prog italiano storico (soprattutto al Banco del Mutuo Soccorso). Malgrado ciò, essa è sorprendentemente piacevole all’ascolto, riuscendo a suonare moderna e vivace, come si può notare in “Ouverture”, compendio delle capacità compositive ed esecutive di Alan Brunetta e Dario Mecca Aleina, “La percezione del vuoto”, “Oblio”, “Tradimento” (brano dal sapore decisamente “Nocenziano”) e nella conclusiva “Morte”. La voce solista femminile è adeguata al contesto e gli arrangiamenti spaziano tra soluzioni strumentali e stilistiche studiate con intelligenza, con l’organo Hammond spesso arricchito da un pepato overdrive fuzz, il piano acustico che ricama qua e la distesi break strumentali e saltuari inserti jazzati affioranti di tanto in tanto in una trama sonora che si sforza, riuscendoci, di interpretare in musica le sensazioni e le atmosfere raccontate dalla storia.
La narrazione viene integrata nell’opera tramite parti recitate su un sottofondo strumentale d’accompagnamento, inserite tra i veri e propri brani musicali o facendone parte integrante. Purtroppo, nella maggior parte dei casi si ha l’impressione che queste parti siano troppo lunghe, mentre la voce narrante, che interpreta tutti i protagonisti, maschili e femminili, non è troppo convincente. L’effetto, sebbene favorisca l’immersione nella vicenda, sfortunatamente toglie omogeneità all’insieme musicale, spezzando la tensione creata dall’incalzare dei brani. L’esperimento di coniugare la musica con il racconto, quindi, non sembra riuscito pienamente, e soffre degli sforzi compiuti per cercare di dare la stessa importanza ad entrambe le componenti. Il risultato è che i due mondi non riescono a integrarsi alla perfezione, dando piuttosto l’idea di sovrapporsi e alternarsi.
Si ha l’impressione che un passo successivo, quello di abbinare all’opera delle immagini o una vera e propria rappresentazione teatrale, avrebbe fatto pendere la bilancia decisamente verso l’eccellenza, realizzando pienamente l’idea di fondo del lavoro. Nell’attesa di un altro tentativo che limi i difetti evidenziati, “L’Ultima Illusione” può essere considerato come un esperimento, un primo tentativo che, pur non essendo andato totalmente a buon fine, merita un’assoluta attenzione per l’idea ed un totale apprezzamento per l’ottima musica.



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Nicola Sulas

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