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EUREKA Silverware (The best of Eureka 1997/2010) Tempus Fugit 2010 GER

Dopo 4 album in studio (l’ultimo il piacevole "Shackleton’s voyage" del 2009) è tempo per gli Eureka del polistrumentista Frank Bossert di un’antologia con il meglio della loro produzione.
14 tracce di cui tre registrate ex-novo ed un brano inedito compongono la raccolta.
Proprio il pezzo composto per l’occasione, “Solid ground”, apre il lavoro.
Un brano piacevolmente melodico, con un ritornello ammiccante e radiofonico, delle belle tastiere in sottofondo e con il primo degli interventi del trio vocale femminile Kalema, uno dei numerosi ospiti del progetto Eureka.
Dell’apprezzato concept dedicato all’esploratore Shackleton sono presenti ben 4 motivi. "The challenge",con alla voce l’ex-Yes Billy Sherwood, un easy rock con un bell’intervento della chitarra gilmouriana di Bossert; l’ottimo strumentale “Departure” in cui è evidente il debito con i Camel di “Harbour of tears”. L’amore del leader della band per i Pink Floyd di Gilmour è tangibile anche in “Going home” con le sue atmosfere eteree e sospese. “ Will you ever return” beneficia della straordinaria prova vocale del trio Kalema che colpisce direttamente al cuore.
Tre sono i brani estratti invece da “The compass rose” album del 2005. Un incontro virtuoso tra Mostly autumn, Aries (perché no…) e sonorità celtiche contraddistinguono “The calling”; un incrocio tra flamenco ed ancora folk irlandese per “Sol y sombra”, a dimostrazione dell’estrema versatilità e del buon gusto dell’artista tedesco.
Sensazione confermata nella breve “Hunting the frog” dove Frank fa sfoggio del suo talento questa volta al mandolino.
Dell’album “The full circle” (2002) ricordiamo “Highland sun” quasi un brano di Enya (ma più rock) e lo strumentale “Arabesque” dalle sonorità mediorientali che si sposano con quelle folk delle isole britanniche.
C’è ancora spazio per l’inno al nuovo millennio “Tempus novum” cantato in latino e per la “pièce de resistance” “The full circle”.
Bossert “gioca” a fare l’Oldfield facendo tutto da solo: fra chitarre elettriche, basso, mandolino, synth, programmazione, strumenti etnici e… tubular bells…
Un ottimo risultato finale, per il brano più “tipicamente” progressive e sinfonico, nonché degna conclusione di questa raccolta . Nell’attesa di un nuovo album di inediti.



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Valentino Butti

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