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EYESBERG Blue Progressive Promotion Records 2014 GER

L'album d'esordio degli anglo-tedeschi Eyesberg è di... oltre 30 anni fa!!! Il lavoro è uscito nel 2014, ma le composizioni (debitamente rivedute e corrette) risalgono ai primi anni '80, quando 5 giovani musicisti, Georg Alfter (chitarra e basso), Michael Buchner, Tomas Klarmann (oggi nella prog band degli Argos), Norbert Podien (tastiere e cori) e Malcolm Shuttleworth (voce, ieri come oggi), cercavano di realizzare i loro sogni musicali. Purtroppo nessun disco vide la luce allora, ma i brani, ulteriormente sviluppati e arrangiati, vanno a creare l'ossatura di questa vera e propria opera prima. A dare una mano, in studio, il batterista degli Argos, Ulf Jacobs. La band, come era prevedibile, saccheggia dal new prog inglese dei primi anni '80: Marillion, IQ, Pendragon sono le incisive fonti di ispirazione, anche se l'approccio è senz'altro meno enfatico e la voce di Shuttleworth meno emozionante di quella di Fish o di Peter Nicholls.
“Child's play”, con le sue effervescenti tastiere e le trame ariose, può riportarci ad un viaggio a ritroso nel tempo che ha in “Incommunicado” (quindi i Marillion più radiofonici) il ricordo più vivo. “Epitaph” è un raffinato episodio vicino ai Genesis di “Duke” anche per la voce di Shuttleworth non distante da quella di Collins.
Ricco di enfasi è il cantato di “Closed until the resurrection” e non lontana da suggestioni “latimeriane” la chitarra di Alfter, ottima per capacità melodiche. Molto bella la ballata “Winter gone”, un'altra occasione per sfoggiare la grazia espressiva che la chitarra di Alfter non si lascia certo sfuggire. Appena più elaborata, nonché la traccia più lunga dell'album (poco più di 8 minuti), è “Feed yourself” che mantiene inalterata la spiccata sensibilità new prog della band.
Buon brano anche “Faces on my wall”, ben eseguita dalla voce malinconica di Shuttleworth, ed anche buoni spunti nell'aggressiva “Porcelain”, possibile apripista radiofonico per il suo “essere” di facile presa. Qualche sprazzo “vintage” echeggia in “S II”, ma, è bene sottolinearlo, non mancano episodi più insipidi come la melensa e debole dal punto di vista melodico “If I told you the truth” od anche la traccia conclusiva, “Detachment and replacement”.
“Blue” è comunque un album che si ascolta con piacere, che scivola via gradevolmente ed anche felicemente, se volete. Nulla di particolarmente originale o elaborato (che non necessariamente significa “innovativo”, ricordiamolo...), ma che potrà sicuramente trovare estimatori fra gli amanti del prog più spumeggiante ed orecchiabile, che non è detto siano poi la minoranza...



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Valentino Butti

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