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ETERNAL WANDERERS The mystery of the cosmic sorrow Mals 2016 RUS

La band guidata dalle sorelle moscovite Kanevskaya (Tatyana - chitarre, charango, voce - ed Elena - voce e tastiere-) esiste ormai da diversi anni ma non è stata prolificissima, giungendo adesso al suo terzo album (il precedente è del 2011); la cosa viene parzialmente compensata dal fatto che questo è un album doppio, per poco meno di 90 minuti di musica.
La musica degli Eternal Wanderers, benché frettolosamente etichettata da qualcuno come Neo Prog, risiede maggiormente nei banchi della musica space, psichedelica, addirittura kraut a volte. Non è un caso che la band abbia partecipato ad una compilation di musica elettroacustica curata da Artemiy Artemiev, nel 2004. Molteplici elementi new Prog, sinfonici ed anche Prog Metal sono comunque presenti nella loro musica; d’altronde ci sono anche legami con i sinfonicissimi Quorum, con i quali viene condiviso il bassista Dmitry Shtatnov e con cui la stessa Elena ha collaborato. All’interno di quest’album i Tangerine Dream vanno dunque a braccetto con i Camel, gli Yes fanno l’occhiolino ad Alan Parson’s Project e Dream Theater… il tutto mentre i Pink Floyd osservano benevolmente dall’alto!
“The Mystery of the Cosmic Sorrow” è un viaggio cosmico, quindi, in cui brani dal respiro siderale e dalle ampie atmosfere della prima parte dell’album cedono poi il passo a composizioni più tradizionali; i primi sono per lo più strumentali, con delle tastiere che creano ambientazioni che oscillano tra l’alienante ed il mistico, guidandoci attraverso i freddi meandri del cosmo, mentre nelle seconde appare il cantato che attrae la nostra attenzione, con scenografie rock più usuali, ancorché quasi sempre di ampio respiro.
I primi brani del primo CD sono perciò delle cavalcate, quasi tutte strumentali, che si allacciano e susseguono l’un l’altra, rappresentando quasi un mini album a sé stante; il cantato si fa timidamente sentire solo nella terza traccia (“Methane Rain”). Con “Born to Suffer”, quinta traccia del CD, sembra iniziare un altro album: il cantato ha fisionomie quasi blues e soul, a fronte di una musica che ondeggia tra Prog sinfonico, jazz e Prog Metal. “Silent World” è un altro brano cantato, con un avvio in 4/4 piuttosto scialbo che poi dà spazio a un intermezzo strumentale piuttosto duro e theateriano. Il CD termina con “Valley of Oblivion”, brano con un cantato melodico e romantico che può ricordare i Mostly Autumn (non i migliori…).
Il secondo CD presenta solo tre tracce grazie alle quali torniamo a volare negli spazi interstellari; la prima di esse, “Following a Neutrino’s flight”, è una galoppata cosmica che ricorda a tratti la floydiana “On the Run”. I 23 minuti di “The End of the Satellite Age” rappresentano il corpo centrale del CD e il punto d’arrivo dell’album intero, verrebbe da dire, e raccontano in musica l’epopea della corsa allo spazio, dagli avventurosi anni ’50 fino al lento tramonto del sogno spaziale dei giorni nostri. Si tratta di una suite sinfo-elettronica che racchiude il meglio di quanto il gruppo sa offrire, il perfetto connubio tra Tangerine Dream e una musica Prog-sinfonica di impatto, con qualche spigolosità crimsoniana (“Thrak” e dintorni). La conclusiva “Space” è una ballad malinconica, con il cantato dolce e nostalgico di Elena accompagnato dal suono del sax ed atmosfere morbide e leggere.
Non saprei dire se quest’album possa piacere di più ai patiti delle atmosfere spaziali o a chi segue il Prog più attuale e mainstream, ma gli Eternal Wanderers sembrano voler fare di tutto per mantenersi in equilibrio tra i due schieramenti, riuscendo piuttosto bene nell’intento di offrire un’ora e mezza di musica stimolante ed avvolgente, con le pesantezze elettroniche che non sono mai troppo masturbatorie ed i brani più leggeri che, per contro, mantengono (quasi sempre) degli arrangiamenti particolari ed atmosfere comunque non banali.



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Alberto Nucci

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