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EARTHRISE Day 2 autoprod. 2017 USA

Prima o poi giunge per tutte le band il momento della reunion… ormai dovremmo averlo imparato. Questo trio americano si è voluto aggiungere quindi alla lunga lista, dopo aver dato alle stampe un unico album nel 1977. La leggenda narra che il gruppo, ispirato nel nome ai Camel ma musicalmente agli EL&P, non fosse soddisfatto della riuscita sonora dell’album, registrato in autonomia, e abbia deciso di stamparne non più di 400 copie, rimandando migliori investimenti ad un futuro lavoro… che tuttavia non è mai arrivato, dato che il trio si sciolse di lì a poco. L’album divenne pertanto una rarità per collezionisti, sia per la sua rarità che per la sua bellezza, a dispetto della qualità sonora effettivamente rivedibile.
La reunion del gruppo, oltre alla pubblicazione di questo loro secondo album, ha portato di recente alla ristampa del loro primo lavoro: in fatto di qualità sonora non è che siano stati fatti miracoli, a dire il vero… ma quanto meno adesso è facilmente reperibile su CD e tutto sommato vi consiglio di farlo vostro.
Questo “Day 2” vede la presenza del trio al completo (Bill Drobile, tastiere, chitarra e voce, Kenn Pierog, basso, chitarra e voce, Greg DiDonato, batteria) e sei tracce per un totale di appena 33 minuti. La musica in linea generale possiede un impatto sonoro decisamente inferiore rispetto al primo album, con melodie a tratti più eteree e delicate. I suoni sono meno pieni ed avvolgenti rispetto all’album d’esordio… e ovviamente anche meno vintage; in certi momenti la cosa è penalizzante perché l’impressione è davvero di ascoltare qualcosa di artigianale e low-budget. L’ispirazione del gruppo comunque, a dispetto di questi piccoli appunti, è abbastanza apprezzabile e sopperisce ad alcuni punti deboli tecnici.
L’avvio è affidato a “Inside my Dream”, canzone che vagamente ricorda qualcosa degli Spock’s Beard, seguita da “Beowulf”, strumentale (come tutte le 4 tracce centrali) dalle sonorità drammatiche e teatrali. “Magic Waterfall” è un brano dalle sonorità maggiormente spostati sul versante Camel ma la sua ripetitività ritmica e i suoni tenui e easy delle tastiere ci portano ad attenderne la fine con impazienza. “Reverie” non è di molto migliore, pur presentando atmosfere più sognanti ed eteree ed un discreto finale in crescendo. Fortunatamente giunge poi “Tracking the Gryphon” in cui le ritmiche tornano a galoppare su ambientazioni un po’ medievaleggianti ed ispirazioni emersoniane. La conclusione è affidata a “The Challenge”, altra bella canzone anche se un poco penalizzata dai suoni.
Un album di ritorno più che dignitoso, dunque, anche se non ottimale per via delle problematiche suddette. Ascoltabile comunque con piacere.



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Alberto Nucci

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