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FLUXURY Me, the enemy autoprod. 2005 NL

Il caso dei Fluxury dovrebbe essere didascalico per molti gruppi, debuttanti o meno. L’esordio “Lunar escape velocity” era tutt’altro che eccezionale, e infatti a suo tempo lo recensii muovendo alcune doverose critiche. Il folto combo olandese non s’è perso d’animo: ha lavorato duro, modificando, guarda caso, proprio gli aspetti deboli che avevo segnalato; infine, a distanza di qualche anno, è tornato nuovamente a chiedere il mio giudizio. Quanta differenza rispetto a certi artisti, soprattutto (dispiace dirlo, ma è la verità) italiani, con i quali, se solo t’azzardi ad avanzare un mezzo suggerimento costruttivo, è automatico ritrovarti cassato dal successivo giro promozionale!
Il miniCD “Me, the enemy” funge da apripista per un full-length CD di prossima pubblicazione. Ebbene, come già detto, rispetto al passato il progetto appare sensibilmente cresciuto, in quanto sfrondato dai vecchi dubbi e incertezze. Il primo particolare che balza all’attenzione è il riassetto delle parti vocali: cosa non da poco, visto che proprio lì si concentrava il grosso dei problemi. E così l’inusuale trama melodica della title-track ben supporta il valido, classico prog ivi racchiuso (vedi Fruupp e Gentle Giant), confortato da tempi dispari all’altezza. La breve “After the revolution”, costruita attorno alla splendida voce di Patricia Beerens, combina quel piacevole e agile prog, tipico dei Paesi Bassi, agli accenti neocanterburiani degli Utopian Fields, mentre il corposo riff chitarristico di “Nothing’s safe” svela passaggi tonali à la King Crimson, mentre gli stranianti cantati (di Marjoloein van Tongeren e Jos Witsenburg) ricordano i nostri Area e Deus Ex Machina. Il mio pezzo preferito è tuttavia “Light of other days”: pur con i Gentle Giant di “Three friends” dietro l’angolo, ammalia la tenue melodia folkish, molto suggestiva (qui la vocalist è Thea van Rijen), ed azzeccati sono i controcanti maschili.
L’incisione è ancora abbastanza artigianale, ma ciò inficia poco o nulla il giudizio complessivo; d’altronde non è certo colpa del gruppo l’appartenere per ora alla categoria low-budget. Il cammino è stato fatto nella giusta direzione: aspettiamo con fiducia gli sviluppi futuri.

 

Francesco Fabbri

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