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FLAT122 The waves Musea/Poseidon 2005 JAP

Un disco di non facile assimilazione l’esordio di questo trio giapponese di cui sappiamo ben poco (il booklet è avaro di informazioni, se non quelle in lingua madre) e prodotto da A. Mukaedani, il bassista dei KBB, gruppo con cui i nostri condividono etichetta e marcate attitudini jazz-fusion. La proposta, totalmente strumentale (se si escludono tre eccentrici intermezzi vocali) ma quasi mai sinfonica, è parimenti influenzata dalla classica europea degli anni a cavallo del ‘900, da un jazz-rock virtuosistico e dal lato più avanguardistico dei Crimson del periodo 73-74; nel corso dei 63 minuti dell’album, queste influenze solo raramente sono fuse assieme, e coesistono solamente nei brani di durata più elevata.
Le parentesi prevalentemente pianistiche (“Neo Classic Dance” “Winter Song” e l’omaggio “Satie#1”) possiedono evidenti tributi da pagare all’opera di compositori come appunto Erik Satie (e le sue “Gymnopedies”) o Claude Debussy, evidenziano le ottime doti tecniche e la sensibilità del tastierista Takao Kawasaki e risultano paradossalmente quelle di più immediata fruizione.
Tutt’altro discorso per i due tour de force “The Waves” e “Spiral”, in cui è la chitarra elettrica holdsworthiana a condurre le danze, supportata ottimamente dalle percussioni (chiamate ad un lavoro doppio, in assenza del basso): l’esuberanza strumentale rende certamente gradevole il risultato, a tratti affascinante, ma mantenere viva l’attenzione in brani di alto minutaggio applicando questa formula un po’ audace è un compito ingrato e a mio parere solo in parte riuscito. Peccato anche per le timbriche dei synth un po’ troppo artificiali, che non aiutano a rendere più umano un sound che già di per sé potrebbe risultare freddino.
In conclusione, una band che rifugge ammirevolmente tutte le più ovvie imitazioni in ambito prog a costo di rendere un po’ troppo cerebrale la propria proposta (sia pure senza mai sconfinare nel cervellotico, grazie soprattutto alla profusione di delicate melodie pianistiche). Il paragone che mi piace fare è con i francesi Terpandre, anche se nel caso dei Flat122 l’ostentazione delle capacità esecutive è maggiore.

 

Mauro Ranchicchio

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