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FLUTTR EFFECT Marking time 10T Records 2006 USA

La musica prog si evolve o, stantia come poche, si rivolta su se stessa contorcendosi negli ultimi spasmi di vita? Se, ragionando un po’ per assurdo, come dovessimo discernere un problema di geometria piana e ci ponessimo nell’ottica di un insperato colpo di coda del prog e ad una sua evoluzione, questa dovrebbe assomigliare di più ad un disco dei Tool, a uno dei Mars Volta, a uno nuovo lavoro dei Marillion o dei Sigur Ros o, infine, ad uno di questi Fluttr Effect?
Io, da romantico e nostalgico di un mondo che spero che non mi crolli mai addosso, vedo ancora la musica prog… come musica prog. Discorso ancora più assurdo del precedente se non si hanno le idee chiare su quello che il proprio cuore e il proprio cervello percepiscono come prog e senza sapere cosa ci piace nel nostro armadio.
Cos’è che voglio dire? Non lo so! Forse che sono debitamente stufo di ascoltare dischi che dovrebbero essere prog e dentro contengono di tutto Pop, Rock, Math Rock, Psichedelica, Prog, Jazzy, Classica, Metal, Funky, Elettronica, Space, Noise o tutto quanto di altro vi possa venire in mente. Ma allora il prog sta diventando solo crossover?
Veniamo al gruppo e al disco. I Fluttr Effect sono un quintetto bostoniano in maggioranza femminile Kara Trott – voce, Vessela Stoyanova - MIDI Marimba e Valerie Thompson – violoncello e cori, coadiuvate da Troy Kidwell alla chitarra e dal batterista Jason Marchionna - drums, percussion. Tutti bravi, versatili e spesso impeccabili nei continui cambi. La loro discografia ci dice che il primo lavoro del 2004 si chiamava “Trithemis Festiva”, invece nel febbraio 2006 il gruppo con uscì un EP di pochi brani, di cui alcuni ripresi nel presente lavoro, al quale però presero parte solo le tre ragazze, quindi, in effetti, questo dovrebbe essere il lavoro n° 2 e ci offre gran talento musicale, momenti di musica complessa e ritmiche attorcigliate, momenti pop, molto vicini alla canzone e poi tutto quanto elencato sopra e qualcosa d’altro ancora. Il disco è tanto, tanto cantato, così tanto che la scheda biografica parla di insistent vocal. Non ci sono brani particolarmente interessanti se non “Hollywood Is Porn Pt 2” brano dall’impronta Dark e con gli ingredienti meglio dosati. Per tutto il resto i momenti singolari durano una manciata di secondi. Anzi, è tutto, proprio tutto, che qui dura sempre una manciata di secondi: le cose vengono dette e negate, si accenna ad un discorso per interromperlo immediatamente lasciando l’incompiutezza come impronta, solo il cantato tiene, vagamente, il filo del discorso, come fosse un fiume di grande portata che prende un po’ di terra da uno sperone, un po’ di roccia da un’ansa, qualche ramoscello strappato, un animaletto in difficoltà su una foglia vagante, una lavatrice abbandonata sull’argine, un copertone lanciato da chissà dove, due bossoli di cartuccia ecc. ecc.
Il gruppo preferisce definire la propria musica Think Rock, altri la mettono giù come Techical Rock con uno spruzzo di Prog. Sia quel che sia … è questo il futuro del prog?
Gioite amanti del genere, perché, per fortuna, abbiamo ragionato per assurdo.

 

Roberto Vanali

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