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STEFANO FERRIAN’S DE-NOIZE #2 Lophophora dENRecs 2011 ITA

Nella sua fredda eleganza la particolare confezione cartonata di questo cd faceva presagire esternamente ad un contenuto particolarmente ostico... In effetti Stefano Ferrian, nel giro di una buona mezz’ora, ci riserva alcuni momenti sonori in cui la nostra soglia di tolleranza sonora viene spesso e volentieri messa in discussione da una serie di elucubrazioni free e noise alquanto oscure e dure. Come ha già fatto in passato nella sua band techno-avant-death metal Psychofagist (due cd all’attivo), Stefano Ferrian ama scavare nel torbido, specialmente in queste sue divagazioni soliste: questo cd, basato concettualmente sul rituale della Ghost Dance del popolo pellerossa ed il successivo massacro di Wounded Knee, è la seconda parte del suo progetto personale “dE-NOIZE”, Ferrian si occupa di tutti gli strumenti a disposizione, sax soprano-alto-tenore, chitarra, basso, synths, percussioni varie e rumori assortiti... in questo secondo capitolo la sua visione musicale sembra radicalizzarsi verso i plumbei territori del metal industriale e del crossover più estremo, anche se le sonorità sono ora meno furiose e schizzate rispetto a quanto è stato fatto con i Psychofagist. In “#2” il punto di riferimento per Ferrian non sono più i Gorguts sperimentali oppure il math rock frenetico dei Flying Luttenbachers: le ritmiche sono monolitiche, rallentano e sfumano nelle dissonanti astrazioni della chitarra acustica ed elettrica, con uno stile improvvisativo che si pone evidentemente sulla scia di Derek Bailey ed Elliott Sharp. Le mattane heavy del passato hanno così lasciato il posto ad una visione più dark ed opprimente, vicina alla pesantezza post industriale dei seminali God di Justin Broadrick (in cui avevano collaborato John Zorn e soprattutto Tim Hodgkinson), specialmente per gli interventi di un sax in piena ed acida progressione free in un contesto di musica industrial. Sono evidenti anche i riferimenti agli Swans e Michael Gira, specialmente nelle parti vocali, cantate con voce bassa e cavernosa; non trascurerei neppure una vicinanza a certe cose dei Neurosis e Godflesh, ed ovviamente non mancano i riferimenti ai nostri Zu. Sostanzialmente “dE-NOIZE #2” è un’unica suite di circa mezz’ora suddivisa in otto movimenti distinti, la musica scorre in maniera abbastanza fluida e l’elemento free-jazz desta sempre una certa attenzione quando è inserito in contesti non proprio ortodossi come questi. Ho l’impressione, però, che un progetto simile sarebbe stato condotto meglio se fosse stato suonato all’interno di una vera e propria band e non solo da un singolo musicista, specialmente dal punto di vista ritmico... Talvolta c’è qualche lieve calo di tensione dovuto probabilmente all’eccessivo zelo sperimentale, Ferrian è evidentemente un buon chitarrista e sassofonista ma in certi passaggi sembra che questo progetto gli sia leggermente sfuggito di mano... E’ palpabile l’ambizione di esplorare percorsi musicali relativamente poco frequentati, però non sempre le idee di Ferrian sembrano efficaci fino in fondo. Rimane dunque la sensazione di un lavoro interessante nel suo complesso ma alla lunga facilmente dimenticabile... sicuramente Stefano Ferrian ha il talento necessario per fare di meglio!


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Giovanni Carta

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