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FORMER LIFE Electric stillness autoprod. 2011 (Self 2012) ITA

Former Life è il progetto di due validi artisti veneti: Matteo Ballarin (chitarre e voce) ed Andrea De Nardi (tastiere e voce) che esordiscono con questo sorprendente “Electric stillness”.
I due, che per il loro debutto sono coadiuvati da Edoardo Pepe (batteria) e Giovanni Scarabel (basso), sono altresì componenti della nuova band di Aldo Tagliapietra e questo è senz’altro un bel biglietto da visita.
Ballarin e De Nardi riescono a confezionare un lavoro seducente ed appagante per l’ascoltatore. La fonte dalla quale attingono è innegabilmente anni ‘70, ma non si tratta in ogni caso di un’operazione nostalgia o retro. Anzi, la sensibilità moderna è prerogativa della band nella costruzione dei sette brani (più una traccia bonus) che compongono l’album.
Anche se un solo pezzo è privo di accompagnamento canoro ( “Hijacked” che profuma di fusion…), l’aspetto vocale (appannaggio ora dell’uno ora dell’altro Former Life) non prevarica quasi mai le parti strumentali a cui è data notevole rilevanza e pari attenzione.
La meravigliosa introduzione per solo pianoforte che caratterizza l’iniziale “Sundering jewel” rappresenta più che bene non solo la “vita precedente” (i ’70), ma anche e soprattutto quella del futuro. Musica complessa, ma accessibile, a tratti ipnotica, ma con un occhio di riguardo anche alla melodia (“Belong to the stars”). Proprio quest’ultimo è uno dei pezzi più riusciti, vicino alla suggestioni dei Porcupine tree prima maniera , con uno splendido “solo” di Ballarin ed una pregevole digressione strumentale.
O ancora, la variegata “London rain”, divisa in tre sezioni, tra il sinfonico e la psichedelica.
E che dire di “A milligram of joy”, che da omaggio iniziale ai Pink Floyd (l’intro di “Shine on….” ci rivela, poi, tutto il talento dei due ragazzi veneti nelle raffinate e personali partiture melodiche, peccato solo per quel sax riprodotto dalle tastiere)?
Rispetto alla pubblicazione dello scorso anno, la riedizione del 2012 presenta l’ottima “Fragments of the jewel” come bonus track. Trame jazz rock e poi la ripresa melodica e lirica di alcuni dei brani precedenti per concludere un album di debutto, non dimentichiamolo, veramente di alto profilo.
Nuove band crescono. E bene anche. Piacevolmente sensibili all’oggi e non solo…


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Valentino Butti

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