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FAR FROM YOUR SUN In the beginning… was the emotion autoprod. 2016 FRA

Questo debutto, in realtà, potrebbe essere definito un “non-album”. Trattasi infatti di otto singoli pubblicati online e poi messi insieme, in una confezione che presenta una bella grafica ed in cui spicca il pensiero di Didier Cauwelaert, secondo il quale sono le nostre illusioni a creare il mondo. Un concetto che sembra estremizzare in senso negativo quello fatto proprio dall’Idealismo tedesco, in cui è l’Idea a creare se stessa (autoaffermandosi) e, di conseguenza, l’intera esistenza.
Ad oggi, non è dato conoscere il nome dei componenti del gruppo; si sa solo – per aver letto sempre le medesime informazioni su alcuni website – che si tratta di un progetto nato nel settembre 2013 a Parigi, mettendo assieme artisti provenienti da ambienti diversi tipo la fotografia, la pittura e la scrittura. Già presentati come indie rock, la dimensione prog sembrerebbe non essere esattamente quella più congeniale per i transalpini. Magari c’è il tentativo di andare oltre, di comunicare sensazioni non ricorrendo ai soliti stereotipi del settore e seguendo un percorso più minimale, ma qui si tende a portare avanti quasi sempre un medesimo ritmo, piuttosto lento ed appesantito con sonorità tipo Tool. C’è già chi parla di grande lavoro, straordinariamente intenso, ma questo oramai lo si dice per qualsiasi uscita e non si sa bene se gli artisti coinvolti debbano sentirsi contenti per i commenti… oppure assumere un atteggiamento diffidente. Il nome della band vuole alludere alla condizione di chi vive in maniera felice sotto l’ombra delle luci artificiali (ossimoro mica da ridere…), magari anche lontano dalle mode, ma sempre sotto un sole tanto lusinghiero quanto ingannevole.
Concetti tanto roboanti quanto volutamente fuorvianti, che vogliono attingere ad un immaginario di poesia e romanticismo decadente, tipo il video di “The Eightfold Path”, in cui le immagini illustrano la danza tra una figura bianca ed una nera multiforme. La voce è ben impostata, ma nel suo essere asciutta non muta l’andamento uniforme – peraltro non sono presenti impennate soliste degne di essere chiamate tali –, tranne forse nelle ultime “On the path (of the hanged men)” e “F.A.D.”, più aggressive del solito. Da menzionare anche “Annabel Lee”, il cui testo è estrapolato dalla poesia omonima di Edgar Alla Poe, per la precisione l’ultima composta dall’autore inglese, in cui si parla di un amore talmente forte del narratore nei confronti di Annabel da aver scatenato persino la gelosia degli angeli, continuando ad amarla incessantemente anche dopo la morte (anzi, gli angeli stessi sarebbero la causa del decesso della donna).
L’esordio in questione, per quanto possa anche emozionare qualcuno, non sembra essere ancora il banco di prova ideale per poter giudicare il gruppo parigino. Meglio quindi attendere la pubblicazione di un album vero e proprio, traendone in seguito le conclusioni.


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Michele Merenda

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