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FOCUS (AND FRIENDS) Focus 8.5 / Beyond the horizon In and Out of Focus Records 2016 NL

E’ difficile prevedere cosa può succedere quando tradizioni musicali molto differenti tra loro si incontrano. A volte certe contaminazioni possono dar vita a progetti esaltanti, altre volte a pasticci per nulla interessanti. Dopo il ritorno sulle scene dei Focus con l’album “8”, la storica band olandese con formazione composta da Thijs van Leer (flauto, piano e tastiere), Pierre van der Linden (batteria), Jan Dumée (chitarra, tastiere e voce) e Bobby Jacobs (basso) si è ritrovata nel 2005 in Sud America in occasione di una delle tappe della tournèe mondiale. E’ nata così l’opportunità per confrontarsi con importanti musicisti brasiliani in delle sessions che sono state registrate e che vedono oggi la luce con questo nuovo album, che, lo diciamo subito, è davvero molto bello.
Ma analizziamo i contenuti di “Focus 8.5 / Beyond the horizon” seguendoli traccia per traccia. Si comincia con “Focus zero”, che in circa dieci minuti e mezzo, dice già tutto. Si parte con un classico sound à la Focus, caratterizzato da quel prog romantico e sinfonico perfettamente guidato dal flauto, ma ben presto tastiere e motore ritmico vanno a unire le forze spingendo verso il Sud America. La composizione, interamente strumentale, prosegue con tante belle variazioni di tempo e di atmosfera e qualche intrigante ed azzeccato inserimento blues. “Hola, como estas?” è firmata This Van Leer, ma è un frizzante pezzo che con grande classe mescola rock, fusion e musica brasiliana, con risultati finali incredibilmente simili a quelli ottenuti dai migliori Minimum Vital. Stiamo parlando di un brano che avrebbe fatto davvero ottima figura su “Esprit d’amor” o “Sarabandes”, ascoltare per credere! La grande ricchezza strumentale di “Rock 5” fa incontrare nuovamente elementi prog e sudamericani, ma durante l’ascolto si possono apprezzare anche piacevoli passaggi jazzistici o bizzarrie vagamente zappiane; pregevolissimi, in particolare, il lavoro al piano di Marvio Ciribelli e le evoluzioni vocali di Thais Motta. “Millenium”, scritta dal chitarrista Dumée, è forse l’unico momento non del tutto convincente del cd, andando a puntare su una fusion melodica ed un po’ banale, che fa il verso, senza risultati particolarmente apprezzabili, al Pat Metheny Group e non basta un bel duetto di batteria a risollevarne le sorti. Molto meglio “Inalta”, dove ancora una volta si incrociano anime diverse, tra impasti elettroacustici dove brillano gli svolazzi flautistici di un van Leer in gran spolvero ed elementi jazz-rock vivaci e di notevole brillantezza. Avevamo già accennato a un duetto di batteria; bene, Pierre van der Linden e Marco Bahia diventano assoluti protagonisti, con il loro strumento, di “Talking rhythms”, oltre cinque minuti di evoluzioni e invenzioni, con i drummers impegnati a creare ritmi anche con la voce nella seconda parte. Chiusura in grande stile con “Surrexit Christus”, che parte creando un’atmosfera suggestiva con piano, sezione ritmica e lo stupendo “vocalese” femminile di Thais Motta, poi intervengono ben tre flauti a rendere ancora più elegante il tutto.
Concludendo, questo incontro tra mondi sonori diversi ha portato a risultati estremamente positivi e “Focus 8.5 / Beyond the horizon” è un’ottima testimonianza del sorprendente amalgama che si è venuto a creare tra il prog dei Focus e le calde sonorità sudamericane.


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Peppe Di Spirito

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