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IL FEDELISSIMO BRACCO BRANCO Appunti di navigazione autoprod. 2017 ITA

Devo ammettere che il primissimo accostamento musicale che mi è balzato alla mente, ascoltando le prime note dell’album di questo gruppo dal nome particolare della provincia di Treviso, sono stati i norvegesi Adventure, autori di Progressive rock guerresco e battagliero come lo sbarco di un drakkar vichingo. Ovviamente i nostri non sono vichinghi, anche se l’album è incentrato sul tema della navigazione, delle avventure marine e dei pirati, e la musica è stemperata e declinata secondo le influenze italiche, ma abbiamo qui un rock movimentato e ritmato, a volte proprio al limite (senza mai varcarlo veramente, comunque) del Progressive Metal, con un cantato spesso a più voci enfatico e sopra le righe. Ad accrescere la sensazione particolare creata da questo disco, ed anche la sua italianità, c’è la presenza non secondaria della fisarmonica all’interno della strumentazione che va ad affiancarsi alla buona presenza delle tastiere.
Il risultato potrebbe rischiare di risultare grottesco e ridondante ma le belle orchestrazioni e le piacevoli melodie che, pur nell’ambito di questo rock decisamente vivace, rendono il risultato molto piacevole e dall’ascolto divertente. L’album, come si diceva, ha come tematica comune le avventure per mare, pur non rappresentando un vero e proprio concept album. La traccia d’avvio “Levate l’Ancora” contiene addirittura alcuni brani di un’opera di Giacomo Leopardi, ovvero il “Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez”, trasposta in musica in modo brillante. Le tastiere hanno un ruolo importante e sono ben presenti, ma spesso è l’unione tra la fisarmonica e le ritmiche frenetiche, con interventi di una chitarra robusta magari non onnipresenti ma ben posizionati, che creano il suono di questa band. Le prime tracce scorrono in cotal modo, con brani in cui aromi folkish si presentano non in modo esuberante ma comunque ben percepibile tra gli umori emanati dalle note prodotti dalla band.
Ci prendiamo una piccola pausa con “La Ballata dell’Arruolamento Forzato”, una ballata più folkeggiante e troubadoristica, dai toni un po’ malinconici, con la fisarmonica in primo piano. La pausa sembra protrarsi con lo strumentale “I Pescatori dei Banchi”, che inizia con delicate note di pianoforte, prima che la chitarra ci risvegli bruscamente per poi proseguire tra alti e bassi ritmici e umorali, con la chitarra pesante e distorta che battibecca col pianoforte.
“Il Ponte Bagnato di Sangue” sembra un esempio di horror Prog, dai connotati decisamente teatrali, con liriche prevalentemente recitate o declamate enfaticamente, con un finale vicino al gothic metal. Spazio ancora per uno strumentale, “Spartisci il Bottino”, movimentato e quasi cinematico, tra anni ’60 e ’70, che cede a sua volta il passo alla commovente “Sophie”, caratterizzata dall’utilizzo di suoni d’organo, che alterna momenti romantici ad altri decisamente furiosi per l’amore tradito di cui narra la canzone. Chiudono l’album l’energica “Lo Scontro Finale” e “L’Incrociatore”, altro strumentale ricco di cambi di tempo.
L’album è decisamente divertente, abbastanza originale e molto personale. Questo gruppo ha rappresentato un’autentica sorpresa per me e lo humour che pervade buona parte di queste canzoni non tragga in inganno sull’effettivo spirito delle liriche, tra le quali non mancano di certo, come abbiamo visto, momenti maggiormente riflessivi o d’impegno emotivo. Un esordio di buona qualità e decisamente interessante.



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Alberto Nucci

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