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GOTIC Gegants i serpentines autoprod. 2016 SPA

Molti avranno avuto modo di ascoltare lo splendido album dei catalani Gotic, “Escenes”, pubblicato nel 1978 e considerati tra i più belli in assoluto del prog ispanico; l’album è giustamente considerato un classico e un disco da avere assolutamente nella propria collezione musicale. Alcuni anni fa cominciarono a circolare in rete delle registrazioni di un fantomatico secondo album, registrato poco tempo dopo e rimasto purtroppo inedito. Questo album è stato addirittura stampato da una fantomatica etichetta giapponese (che poi, si dice, è in verità americana) con il titolo “Maqueta”, senza approvazione da parte della band. La band stessa, a conoscenza di questa ristampa, si è enormemente indignata per la totale mancanza di rispetto mostrata nei suoi confronti, considerato che la qualità sonora della ristampa illegale è decisamente scarsa e anche per il fatto che i titoli dei brani sono stati totalmente inventati. Questa situazione ha portato ad un riavvicinamento dei membri del gruppo allo scopo di provvedere ad una ristampa legittima e curata di quelle registrazioni, rimasterizzando in digitale i brani dal master originale e fornendo i titoli veritieri delle canzoni. La reunion si è anche concretizzata in un concerto, lo scorso 15 gennaio 2016, a Barcellona… e chissà se in futuro potrà portare a qualcos’altro.
Quello che quindi ci troviamo per le mani è un grazioso digipack, contenente 8 tracce, inserite peraltro in ordine totalmente diverso rispetto alla ristampa illegale di cui si parlava. La formazione è immutata rispetto all’esordio, ed anche quindi l’attitudine musicale del gruppo, con brani non lunghissimi, interamente strumentali, fatti di un Prog sinfonico brillante, con delicate contaminazioni jazz e soft-psichedeliche ed una grande importanza rivestita dal flauto. Questo secondo lavoro però segna un approccio leggermente più diretto e meno sinfonico del precedente, con arrangiamenti meno ricchi ed incursioni funky diffuse (non casualmente una traccia è proprio intitolata “Funky”). Dopo la scintillante title-track che apre il disco e la funkeggiante “Funky”, la bella “Suite” ci intrattiene per 6 minuti con tenui movenze vagamente sudamericane, mentre la lunga e composita “La noia que tenía els ulls verds de tant mirar el mar” (quasi 9 minuti) alterna accelerazioni chitarristiche ed i soliti intermezzi funky a lunghe atmosfere, delicate e dilatate, guidate dal flauto; forse il brano più bello di quest’album.
Due brevi tracce, rispettivamente di uno e due minuti (la seconda è un divertente divertissement col flauto in primo piano), fungono da intermezzo in attesa dei 7 minuti di “Variacions”, un brano lento e seducente, dall’andatura delicata, col flauto che duetta pigramente con la chitarra. La conclusiva “Gotes de gel” torna su tematiche brillanti e movimentate, coi soliti accenni jazz, chiudendo questi piacevoli 38 minuti e mezzo.
Come dicevo, l’album è leggermente inferiore allo splendido esordio; siamo comunque decisamente all’interno del solco tracciato l’anno precedente e la band non stravolge di certo le proprie caratteristiche. Questo dischetto ve lo consiglio senza indugi e non è di certo indirizzato solo a chi avesse già ascoltato “Escenes”; la qualità sonora è più che accettabile e la musica proposta certamente deliziosa.



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Alberto Nucci

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