Home
 
HECENIA La couleur du feu Musea 1994 FRA

Innanzitutto una premessa: questo non è un disco facile da presentare. Ciò in virtù della mancanza dei termini dei riferimento usuali che nella maggior parte degli album progressive rendono comoda la vita del recensore, permettendo nel contempo a chi legge di identificare in una sola parola la proposta, senza doversi sorbire righe zeppe di fumose descrizioni. In "La couleur du feu", album di rock sinfonico interamente strumentale (il secondo degli HECENIA dopo "Legendes" del 1990), la figura che predomina è quella del virtuoso tastierista Thierry Brandet. anche a causa della mancanza di una chitarra, il cui posto è preso da un'arpa che duetta con i synth negli intermezzi più lirici. Vero protagonista del disco, Brandet non paga comunque tributi particolari nei confronti degli eroi dei Settanta, mettendo in luce con le sue cavalcate sugli accordi uno stile abbastanza personale. L'album si divide idealmente in due anime: quella virtuosistica, contenuta in "L'empreinte d'Uranus" o in alcuni spezzoni della suite "Les jardins ethernels" e quella più rilassata, avvertibile in brani quali "Capricorne", "Dialogue H2O" o "La course des nuages". Mentre con la prima il gruppo mette in mostra le proprie doti di esecuzione avvicinandosi molto al progressive, la seconda è espressione di una filosofia che vuole la musica parlare con parole proprie, dipingendo quadri che non richiedono l'ausilio della voce. Questo può avvicinare lo spirito degli HECENIA a quello della new-age (anche la copertina depone in tal senso), pur non risultando lo stile del gruppo francese tanto barboso. Una certa mancanza di senso melodico rappresenta forse il difetto principale di quello che è tutto sommato un buon disco, nonostante sia convinto che la sua difficoltà lo renda un po' ostico per l'ascoltatore progressivo medio.

 

Riccardo Maranghi

Collegamenti ad altre recensioni

HECENIA Légendes 1989 (Musea 1996) 

Italian
English