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HARALD HAUGAARD Burning fields Pile House Records 2009 DAN

Qualsiasi appassionato di folk che si rispetti dovrebbe per lo meno aver sentito nominare Harald Haugaard: si tratta infatti di un violinista di spicco che ha persino aperto una sua scuola internazionale di violino a Solingen, in Germania. Harald vanta numerose collaborazioni in ambito folk, fra cui quella in duo con Morten Alfred Høirup (che rappresenta uno degli act danesi più esportati all'estero), ma per noi appassionati di progressive rock il suo nome dovrebbe essere significativo per il fatto che è membro dei Serras, un gruppo di folk danese che ha realizzato opere sonore deliziosamente contaminate col progressive rock. Capisco che i nostri lettori possano avere poca familiarità col folk danese o con i Serras, quello che importa comunque è che la musica di questa band, così come quella di Harald, dovrebbe essere presa in seria considerazione da tutti gli amanti di prog folk. Dopo tante collaborazioni Harald ha finalmente deciso di realizzare un suo disco solista e ci mette dentro pezzi con caratteristiche diverse, in grado di incarnare molte delle sue inclinazioni musicali che comunque intersecano tutte il folk danese, incamerato in una struttura musicale dinamica e moderna. I primi brani sono armoniosi e solari: immaginate di percorrere in macchina le verdi e frastagliate coste danesi, con il sole che filtra dolcemente attraverso le nuvole, ed il vento che solleva le onde del mare, sicuramente la colonna sonora che vi culla durante questo viaggio non può che essere "Slesvig", con le sue sinuosità, il suo scorrere morbido ed arioso, una visione verde ed azzurra che ricorda in qualche modo l'universo sonoro degli Iona. "Valsen til Kærligheden II" è una delizia che profuma di primavera, basata sugli intrecci preziosi del violino, del violoncello e della chitarra acustica, mentre "Maestro Fraser/Reel Søderhav", con il violino ritmato e l'arpa giudaica, è una colorata festa campestre fatta di tovaglie rosse a scacchi stese sul prato e fragranze di torte fatte in casa. La parte centrale dell'album comprende una serie di motivi più strettamente folk, basati su melodie tradizionali interpretati dal violino, con arrangiamenti molto essenziali e riferimenti più diretti a gruppi come i Lang Linken (considerati un po' come dei padri moderni del folk danese). La parte conclusiva dell'album è una autentica sorpresa: in quella che è una vera e propria suite in 5 movimenti, la "Burning Field Suite", si rimescolano ancora una volta le carte e troviamo una miscela di suoni maggiormente elettrificati ed arrangiamenti decisamente più ricchi, con tanto di apertura affidata ad una chitarra elettrica decisa, che irrompe in maniera inaspettata a risvegliarci proprio quando ci eravamo ormai adagiati sulle carezzevoli note del violino. Non l'ho ancora detto ma intervengono in questo album numerosi ospiti al basso, alla chitarra elettrica ed acustica, alla batteria, violoncello e al violino che si fanno sentire particolarmente in questa parte dell'album che presenta tra l'altro riferimenti più vicini ai Serras. Chi apprezza band come gli Iona non farà fatica ad appassionarsi anche a questa musica che riesce a toccarti l'anima e che ti rimane nel cuore.

 

Jessica Attene

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