Home
 
HEXATONICA El visionario Musea Parallèle 2012 ARG

Della band che nel 2005 esordì con un disco dal vivo, al quale seguì a stretto raggio, l’anno successivo, un nuovo album in studio (“Formas”), rimane in pratica la sola sezione ritmica rappresentata dal batterista Juan Gasco e dal bassista Sergio Topham. I due nuovi chitarristi, Abel Valente e Carlos Cattaneo ed il tastierista Nahuel Acosta non hanno però spostato di molto il baricentro artistico del gruppo che continua a proporre un Progressive Rock con decise venature metal, molto bombastico e tastieristico, anche se complessivamente il sound è diventato, rispetto al passato, meno spigoloso, più fluido e decisamente più dinamico. In particolare viene potenziato tutto l’apporto tastieristico con guizzi rigogliosi di matrice Emersoniana e variazioni di registro che rendono il sound più articolato. Rimane quella voglia di stupire attraverso spartiti ricchi ed esuberanti, in cui non si vogliono assolutamente nascondere virtuosismi e tecnicismi anche se questi non vengono mai portati all’esasperazione, privilegiando sempre gli elementi melodici alla velocità.
Nonostante la presenza di una coppia di chitarre elettriche non ne esce fuori però un sound eccessivamente metallizzato e anzi, i due strumenti, che volendo sarebbero benissimo capaci di spadroneggiare ed imperversare, all’occorrenza fanno un passo indietro misurando tutta la loro foga e limitando l’uso di suoni troppo saturi. Lo stile del gruppo è in sostanza abbastanza eclettico e, pur apprezzandone la personalità ben definita, osserviamo qua e là delle interessanti contaminazioni. Ne è un esempio “ευχαριστώ”, unica traccia a non essere composta da Juan Gasco, con le sue virate fusion, i suoi intermezzi d’atmosfera, il bell’uso del pianoforte e le tante iniezioni sinfoniche. Ma non è l’unico esempio di varietà del disco: “Sobrevuelo” con le sue tastiere maestose ha l’impatto di una grandiosa colonna sonora che all’occorrenza si trasforma in un Prog Metal assai intrecciato con ampi scorci tastieristici. Un titolo poi come “Rompiendo Estructuras” (uno dei brani migliori del CD) sembra essere l’esemplificazione stessa di questo concetto. “Amanacer atardeciendo” mostra il lato più romantico del gruppo che è in grado di allentare la pressione sull’acceleratore quando e come vuole, cosa particolarmente ben evidente nella conclusiva “Aluvión” in cui le sollecitazioni acustiche toccano gli estremi, passando come se niente fosse da sequenze tirate, convulse e distorte a sonorità sognanti e dilatate. Direi che in sostanza ha molto senso parlare di Metal Progressive, puntando l’accento sull’elemento progressivo del binomio, per questo album dai chiari connotati sinfonici in cui non si rinuncia però ad una salda impalcatura di sostegno che rappresenta il trampolino di lancio per tanti volteggi.
Aspetti da migliorare ce ne sono diversi a partire dalla produzione, discreta ma forse ancora troppo rustica. Forse è una impressione personale ma l’aspetto interamente strumentale dell’album mi dà un po’ la sensazione di incompiutezza e l’aggiunta di una componente canora potrebbe magari donare una nuova dimensione alla musica di questo gruppo. Ma queste sono scelte personali con cui si può anche non essere d’accordo. La formula musicale stessa può essere migliorata continuando il lavoro di limatura e smussatura che è stato già abbondantemente fatto rispetto al passato. I presupposti per un ulteriore balzo in avanti ci sono tutti anche se i livelli di questa fatica sono di per sé buoni: possiamo quindi ascoltare quanto ci viene offerto e aspettarci allo stesso tempo un futuro anche migliore.


Bookmark and Share
 

Jessica Attene

Italian
English