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CHRIS HASKETT Insufficient necessities (EP) DenCity Records 2019 USA

Chris Haskett è noto per essere il chitarrista della Rollins Band, compagine che prende il moniker dell’amico Henry Rollins (voce). Ma il nostro ha poi collaborato con moltissimi altri nomi, tra cui Iggy Pop e David Bowie, oltre a suonare anche assieme ad un chitarrista decisamente inusuale come Reeves Gabrels. Una carriera molto fitta, in cui è apparso su più di una trentina di album come side-man, oltre ad aver inciso otto lavori solisti (due a nome DJ Linux) dallo stile molto eterogeneo. Quest’ultimo EP di quattro brani è una specie di anticipazione del full-length che verrà; pare che ci saranno delle cover e questi presentati sono invece i brani esclusivamente originali, suonati in parte in studio ed in parte dal vivo con aggiunte di sovra-incisioni.
Lo stile, anche se orbita molto sul funky, rimanda a colleghi illustri come Jeff Beck (quello dall’approccio molto particolare intrapreso dal periodo fusion in poi), Marc Ribot, Richard Thompson, ma anche Mike Keneally (il quale stima molto Haskett) e quello che era il suo nume tutelare, cioè Frank Zappa. Il suono è tanto vivo quanto ruvido, con qualche rimando anche a Michael Lee Firkins. Qualcosa viene mutuato dal punk e dalle sue evoluzioni, soprattutto in territorio statunitense; quindi, abbinato ad un certo tipo di musica “nera”, tutto questo può portare diritti a Vernon Reid dei Living Colour, pur senza l’espressione delle sue capacità solistiche, e a colui che in un modo o nell’altro lo ha influenzato, vale a dire Sonny Sharrock.
Volendo analizzare poi i pezzi – che in genere si assestano sui quattro minuti con l’eccezione dell’ultimo –, “Dodge ’Em” comincia con dei controtempi, in cui i riff di chitarra lasciano a singhiozzo spazio alla batteria e le percussioni, suonate rispettivamente da Johan Jansen e Ton Maassen. Percussioni molto presenti pure su “Hoof-Deee!”, in cui si accentua l’approccio funky e poi seguono dei convincenti passaggi solisti. I cinque minuti di “Going Back” sono i più convincenti, con Mike Baker dei Rare Essence al basso (Collin van Gerven è l’altro bassista citato sulle note di copertini del mini album).
Non c’è molto altro da dire su questa pubblicazione, che come detto presenta solo quattro tracce. Risulta qualcosa di sicuramente piacevole e favorevolmente spiazzante, anche se il numero di ascolti non aggiunge di volta in volta nulla di nuovo. Nella confezione troverete due adesivi e delle note piuttosto eterogenee: una vi riassumerà con tanto di grafico il corretto set up stereofonico del sistema musicale; la seconda ha una visione decisamente simile a quella buddista, in cui si parla di trovare la più grande felicità anche nell’ascolto, se si dà voce alla natura intrinseca della “compassione” (inteso come partecipare ai sentimenti altrui) e quindi dividendo con gli altri ciò che si prova, applicabile al contesto musicale (mono, stereo, ecc…); la terza, infine, espone la felicità di Chris se gli ascoltatori vorranno condividere con altri il contenuto di questo dischetto. Lo si potrà masterizzare, mettere su cassetta o scaricare i dati su una chiavetta USB, a patto però di rispettare il lavoro che c’è dietro e non spersonalizzarlo mettendo quanto ascoltato su internet.



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Michele Merenda

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