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IRON CLOWNS Colour of danger Under the Bed Productions 1993 UK

Avevo lasciato questa band inglese al 1992, con un demo-tape che avevo loro richiesto e che mi fu effettivamente e gentilmente inviato. Il demo presentava un rock piuttosto scadente ed anonimo, nonché difficilmente catalogabile come Progressive; mi peritai di esternare nel modo più cortese possibile tali dubbi al gruppo stesso... il quale da allora non si è più fatto sentire (non preoccupatevi... è una storia comune: non dite mai ad un gruppo cosa pensate della loro musica, a meno che non ne siate entusiasti...). A distanza di qualche anno scopro che gli IC pubblicarono di lì a poco questo CD, rimasto fuori dai giri normali del Prog; sorpresa...! Dov'è quel rock acido ed insignificante? Le prime note dell'album ("Unforgiven") mi fanno pensare di aver acquistato l'ultimo lavoro di... Sade! Il cantato di John Duggan a fatica può essere riconosciuto da quello della bellona nigeriana, ed anche la musica sembra volgere in quella direzione, sennonché, ad un orecchio un po' attento, mal si possono nascondere alcuni arrangiamenti più elaborati, un'atmosfera sì intrisa di soul, ma rivista in chiave quasi psichedelica, pur rifuggendo ogni tipo di stralunatezza. Le due ciliegine di una torta che si faceva interessante, anche se non abbastanza da fare di "Colour of danger" un album Prog, sono i due brani più lunghi, ovvero i 15 minuti di Taking the clouds home" ed i 10 di "Uncertain spirit", entrambi strumentali, in cui il gruppo si trasforma, acquisendo una vocazione alla sperimentazione che ci può tranquillamente riportare ai Crimson di "Fracture" (album "Starless...). Un album apparentemente dai due volti, ma in cui possiamo vedere (ecco che arriva la frase fatta...) le due facce di una stessa medaglia, una medaglia che potrà non piacere a molti (in alcuni punti, effettivamente, la proposta si fa un po' disco), ma che certamente può sorprendere.

 

Alberto Nucci

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