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IONA Another Realm Open Sky Records 2011 UK

Un gruppo come gli Iona non dovrebbe avere bisogno di presentazioni per persone che frequentano un sito di rock progressive. Al contrario, il sapere che l’isola di Iona sia stata la sede di uno dei più famosi monasteri medievali fondato da San Colomba (che convertì Pitti, Scoti e la maggior parte delle popolazioni barbare del Nord Europa) e dal quale partì San Colombano, uno dei patroni d’Europa, venerato da cattolici, ortodossi e protestanti (nonché patrono dei motociclisti… anche se non c’entra niente), potrebbe non essere così scontato, anche se potrebbe non interessare chi si aspetta una recensione musicale. Mentre ascoltavo questo stupendo doppio cd, però, ho subito pensato a quanto il gruppo (e questo lavoro in particolare) sia legato all’isolotto dal quale prende il nome, considerato soprattutto il fatto che ci troviamo di fronte a un vero e proprio disco “ecumenico”, non solo nei contenuti, fortemente spirituali, ma anche e soprattutto perché è un lavoro sul cui valore veramente tutti possono trovarsi d’accordo.
Tutto il concept parla dell’isola di Iona e del suo monastero, parte della profezia fatta da San Colomba su questo monastero e continua parlando, nei vari brani, di quello che servirebbe per far diventare Iona il centro cultural-spirituale che era una volta, ossia fatto di persone spiritualmente vive che adorino Dio, che proclamino la Sua parola a tutti i popoli, che siano caritatevoli verso i fratelli. Questo potrà essere realizzato solo attraverso la potenza di Dio. Tutti i brani, ad eccezione logicamente di quelli strumentali, hanno come sfondo, a volte nascosto a volte in rilievo, la lode a Gesù Cristo, l’avvento del suo Regno e la preparazione a quest’avvenimento (senza tralasciare battaglie celesti tra le forze del bene e le forze del male).
Da un punto di vista musicale Il mix tra prog e folk contenuto nei due cd di “Another realm” non sarà una novità per i fan storici del gruppo (ascoltare per esempio “The Fearless Ones” che ha molti punti in comune con il lavoro fatto dal gruppo ai tempi di “The Book of Kells”), come chi già conosce le doti vocali di Joanne Hogg non si meraviglierà della bravura di questa cantante che contraddistingue in maniera fondamentale lo stile degli Iona.
Quello che mi ha colpito di più dal punto di vista musicale è la prova chitarristica di Dave Bainbridge: assoli stupendi, aperture melodiche da mozzare il fiato, tutto quello che non troviamo più da tanto tempo nei brani composti da Steve Rothery dei Marillion lo troviamo qui, amplificato da una cornice musicale fatta apposta ad esaltare il lavoro della chitarra (penso a “Let Your Glory Fall” o “Let the Waters Flow” o al magnifico assolo di “White Horse”).
Un brano d’atmosfera come “Ruach” ti catapulta nelle terre d’Irlanda e Scozia nella stessa maniera evocativa di “Harbour of Tears” dei Camel, ed è una cosa nella quale riescono in pochi, soprattutto con questa intensità.
Difficile trovare oggi un gruppo che riesca a risultare “leggero” cimentandosi in un doppio cd. Gli Iona ci riescono unendo il meglio della musica celtica, del new prog e, perché no, alleggerendo il tutto con un tocco pop alla The Coors che non ci sta male per niente.
Un gruppo che, arrivato alla fatidica soglia dei venti anni di attività, riesce ad avere ancora qualcosa da dire, sfoderando quello che senza alcun dubbio è la loro migliore creazione. Uno dei dischi più belli del 2011.


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Antonio Piacentini

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