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INTERGALACTIC HUSO ORCHESTRA Spaced out autoprod. 2019 FIN

Ci sono voluti circa dieci anni per completare questo album di debutto. Su suggerimento del batterista Jimbo Mäkeläinen, il polistrumentista Jari Riitala, il chitarrista Teemu Mäkinen e un tastierista chiamato semplicemente Jyri (non è dato sapere il cognome) cominciarono a gettare le basi del progetto. Il primo a lasciare fu proprio il tastierista, le cui parti cominciarono ad essere realizzate da Riitala. Pian piano, dopo aver inciso su nastro, è occorso riarrangiare determinate partiture, operazione ovviamente attuata sempre dal solito Jari Riitala. Nel frattempo gli anni sono passati e gli interventi del chitarrista titolare sono diventati più sporadici, tanto che quest’ultimo è finito per comparire come ospite a prodotto completato, anche perché nel frattempo sono stati chiamati anche altri chitarristi per terminare i pezzi. In conclusione, dietro la sigla IHO vi è sostanzialmente il duo formato da Riitala (basso, tastiere, chitarre) e Mӓkelӓinen (batteria), che con molto umorismo e l’aiuto sostanziale di un certo numero di ospiti ha creato una sorta di viaggio a tappe nello spazio, dando però sfogo più alla passione per gli stilemi jazz/fusion piuttosto che ai più ovvi cliché space-rock, a cui sarebbe stato più ovvio pensare. Musica cosmica che a sentire l’intro “Nebula Risa I” sembrava l’elemento dominate, mentre già nella seguente “Afternoon Romp” viene fuori la passione jazz mista a delle colorazioni quasi caraibiche a suon di pianoforte, il cui unico elemento di disappunto è la tipologia di suono iniziale che la fa sembrare posticcia e quindi poco genuina. Molto interessanti però i botta e risposta chitarristici tra Teemu e Jari, su un andamento quieto e allegro dove la batteria si disimpegna molto bene. Dal canto suo, “Time For Change” mette insieme le due anime, con un andamento che inizialmente ricorda quello di “One Of This Days” dei Pink Floyd, anche se lo sviluppo poi è sicuramente più gioioso e anche decisamente semplicione.
Il tema jazz-rock di “Odour In Court” è stato probabilmente l’avvio dell’avventura degli IHO, che - oltre per gli assoli fluidi - si distingue per certi passaggi davvero intricati di batteria. “Soft Tissue” è una bella ballad jazz-fusion (non si capisce da quanto è scritto se ci suoni o meno il chitarrista Iikka Rantamӓki), mentre “Old Rabbits Die Hard” riprende il jazz più scanzonato, a tratti quasi da colonna sonora da rassegna cinematografica, passando da assoli divertenti sia di chitarra che di sintetizzatore. La più vibrante “A Night in Tunisia” è un classico tema jazz però brillantemente rielaborato con i botta e risposta tra i sintetizzatori di Riitala e gli assoli di Iikka Rantamӓki, oltre alle rullate di batteria e digressioni spaziali. Dopo il buon intermezzo di “Nebula Risa III”, si passa a “In Your 80’s Dreams”, la cui struttura pare sia stata realmente sognata da Riitala. Come da titolo, l’andamento è molto anni ’80 e fa chiaramente il verso all’opulenta appariscenza di quel decennio. Ci sono però ben quattro assoli di chitarra, a tratti Zappiani, tre dei quali affidati sempre a Iikka Rantamӓki. Uno lo esegue invece Riitala, assolutamente ruggente, oltre a curare la partitura del vocoder guitar e i vari sintetizzatori. Notevole davvero “In The Absence Of…”, originariamente concepita dopo essersi dimenticati a casa… il tastierista! Col passare del tempo si è ottemperato a questa mancanza, ma a colpire davvero qui è la varietà degli assoli ad opera di Jari e dell’ennesimo ospite, Kari Riihimӓki, che su una ritmica funkeggiante suonano entrambi in maniera camaleontica senza però snaturare mai il pezzo. Un funky che sembra andare avanti anche sulla seguente “Back To The Storm”, intriso però di umori cosmici e psichedelici. Ancora una volta, particolarissimi gli assoli di Jari (che siano sulle sei corde o ai sintetizzatori) e Iikka Rantamӓki; davvero impegnativa la prova di Mӓkelӓinen dietro le pelli. E visto che l’andamento ormai è tracciato, i quasi dieci minuti conclusivi di “Nebula Risa II” sono in grande stile. Musica cosmica e jazz/fusion vengono fusi in un’unica anima, sviluppando il tema che si era sentito ad inizio e a metà album. Ad impreziosire il brano vi sono il flauto di Bill Lieske ed il trombone di Michael Lake, intervallati a passaggi che richiamano passeggiate nello spazio e magari anche sulla Luna. Spazio poi agli assoli affidati al solito Jari Riitala e ai due ospiti Iikka Rantamӓki e Steve Thornbrugh, per un effetto (molto) vagamente in stile Camel.
In conclusione, col suono di una nave spaziale, nei titoli di copertina il capitano Jari ringrazia tutti per aver viaggiato sulle linee spaziali IHO, augurando di rivedersi ancora. La prima parte dell’album, per quanto molto simpatica, sembra un po’ più approssimativa, più che altro da un punto di vista della produzione. La seconda, nonostante sia caratterizzata da una presenza maggiore di ospiti e quindi potrebbe risultare più frammentata, denota invece maggiore maturità compositiva, suonando più decisa ed omogenea. Tutto questo, probabilmente, sta ad indicare la differenza cronologica tra le varie fasi compositive. Un esordio divertente e per lunghi tratti davvero ben suonato; ci si augura di poter avere presto un seguito, con una band stabile e dalle idee ben chiare.



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Michele Merenda

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