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IN SPE Typewriter concert in D Melodiya 1984 (Musea 1995) EST

Questo CD potrebbe essere definito "un tranquillo disco di prog strumentale", se non fosse per una caratteristica che lo rende unico: la presenza di una macchina da scrivere nella strumentazione. L'anima di questo gruppo estone è rappresentata da Alo Matiissen, compositore dotato di notevole bagaglio classico (come dimostrano i titoli di alcune sue opere: "Symphony", "Cantata beginning", "Sonata for cello and piano") e che pare abbia anche raggiunto una certa notorietà nazionale grazie alle sue "cinque canzoni patriottiche" che accompagnarono la lotta per l'indipendenza del paese, raggiunta nel 1990. La ristampa in questione si apre con la title-track (18'), unica composizione in cui sia presente la famigerata macchina da scrivere. Gli schemi mutuati dalla classica servono a fornire le basi su cui sviluppare una musica dai caratteri a tratti jazzati, spesso avvicinabile ai GENTLE GIANT (complice l'uso dello xilofono) e comunque molto più progressive di quanto le premesse farebbero supporre. Le battute e le scarrellate (cui si aggiungono i tinn di fine margine) danno poi quel tocco di originalità che sintetizzatore, chitarra e pianoforte non riuscirebbero a dare, costruendo un risultato finale quanto meno particolare. Tra i quattro brani successivi risaltano "Feeling of eternity" e "Vallis Mariae", due sognanti composizioni in puro stile progressive che evidenziano somiglianze tra il gruppo estone ed i CAMEL, soprattutto per la presenza (nel secondo) di una chitarra che ricorda da vicino quella di Andy Latimer. Segnalo infine la sostituzione del pezzo "You will not lie buried in obscurity" - presente nell'edizione originale del 1984 - con "Departure", undici minuti quasi da new-age che ci rendono un po' perplessi circa l'opportunità di tale avvicendamento. Non un capolavoro, ma nemmeno una prova da disprezzare.

 

Riccardo Maranghi

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