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JESTER'S JOKE Just a reason to be out there Musea 1991 ITA

Grazie all'ondata autunnale delle produzioni Musea, che ha portato gli esordi discografici di tre formazioni nostrane, I Jester's Joke mostrano a coloro che già avevano il loro demo-tape come si sono evoluti negli ultimi due anni. Il demo in questione, pur ben concepito e registrato sufficientemente bene, risultava un po' grezzo ancorché presentasse una musica originale, chiamiamola fusion acida, con varie influenze crimsoniane, folk e d'avanguardia. Non che queste influenze siano sparite, tant'è vero che tre titoli del nastro sono confluiti in questo CD.
Ciò che è avvenuto è stata una sostanziale pulizia del suono, con in più l'aggiunta di un tastierista alla line-up. Il risultato è una musica che può essere inserita nel filone marillioniano del Prog ma che conserva una larga fetta delle sue peculiarità. Questa metamorfosi è senz'altro suscettibile di miglioramento, dato che "Just a reason..." è apprezzabile per un ascolto senza grosse pretese, piacevole ma senza picchi artistici elevati. Prendiamo "One in a crowd", che dei titoli tratti dal demo è quello che più si avvicina alle nuove produzioni: è un susseguirsi di breaks a ripetizione con un mutamento di stile che sfocia addirittura in un finale jazzato. A chi volesse avere un'idea dei vecchi Jester's Joke consiglio "At the Melchior's fair" ed "Entropy 200", il secondo dei quali è uno strumentale veramente d'effetto, in cui le referenze crimsoniane sono più che evidenti, periodo "Earthbound". La composizione più matura, nonché una delle ultime (le parti di tastiera sono nate con essa e non sovraincise come in qualche altro caso) è la conclusiva suite "The end of a tale" che narra di un rapporto di coppia simile a quello che narra Fish nella sua "Punch & Judy". Cinque sono i movimenti e cinque gli stati d'animo del protagonista: il matrimonio, dai toni elegiaci (suoni di violini, campane ed organo); la luna di miele, giocosa ancor più che gioiosa; lo scorrere del tempo, sottolineato dal suono lamentoso e angosciato di una chitarra; la lotta degli ego, movimentata e contorta; l'ultimo episodio è acustico: il protagonista siede finalmente solo, è l'ora di ricominciare a vivere. Come detto, questa è la composizione più recente del gruppo e, su parola di Andrea Cordara, quella più vicina alle future mire stilistiche.
Molti hanno criticato i Jester's Joke accusandoli di aver dato alle stampe un album senza capo né coda, senza gusto artistico; mi permetto di obiettare che, sì, poteva esser fatto un lavoro migliore, ma mi pare che il risultato sia comunque apprezzabile.

 

Alberto Nucci

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