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KVAZAR Kvazar Musea 2001 NOR

Continua l'onda lunga del Prog scandinavo? Questi 5 ragazzi norvegesi suonano una musica che a primo ascolto può essere avvicinata a quella degli Anekdoten, ma molto più melanconica (ed è tutto dire!) e senza gli slanci furiosi di questi. Non dovete comunque pensare a un disco immobile e statico nel suo dipanarsi che è sì molto tranquillo, molto nordico, ma non tralascia di prodursi in parti di chitarra tormentate, aperture di tastiere ampie e sinfoniche, brevi assoli di Moog. Il violoncello c'è, si sente e contribuisce non poco a creare l'atmosfera che pervade questo disco. Le canzoni (il cantato è in inglese) sono molto complesse ed elaborate anche se non artificiosamente frastagliate, offrendo talvolta ritmiche leggermente jazzate che si alternano ad atmosfere più tipicamente underground '70s. Il risultato complessivo ad ogni modo è molto gradevole, malinconico ma non triste, con una registrazione piuttosto ruspante che riesce a conservare il feeling ruvido e sincero del gruppo. I Kvazar pare che esistano da soli tre anni e sono piuttosto giovani; occorre far loro dunque i complimenti per aver saputo mettere insieme un album di questo genere che è pressoché esente da pecche evidenti nonché molto personale (le influenze crimsoniane e di altri gruppi sono presenti ma non si scade mai nella pedissequità). Un disco che mi sento di consigliare senza remore.

 

Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

KVAZAR A giant's lullaby 2005 

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