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KING BATHMAT Fantastic Freak Show Carnival Stereo Head Records 2005 UK

Dopo due album piuttosto orientati verso il pop psichedelico, il britannico John Bassett, alias King Bathmat, si orienta, con questo suo terzo lavoro, decisamente su territori più tipicamente progressivi. Il risultato, occorre dire, è notevole, considerando anche il fatto che John suona tutti gli strumenti (ma esiste una band che suona dal vivo) ma questo non inficia assolutamente sulla qualità sonora né sulla resa finale, come invece accade nella maggior parte dei casi delle one-man-bands. L'album, che è un concept che narra varie situazioni personali difficili (droga, disadattamento etc.) in una piccola città, si dipana attraverso 11 tracce, l'ultima delle quali ("Soul searching song") dura oltre 11 minuti ed è senz'altro la migliore del lotto. Le atmosfere hanno ancora un qualcosa del pop psichedelico dei primi album, ma talvolta le canzoni potrebbero essere attribuite senza fatica ai primi Marillion o agli Arena, altre invece portano in direzione di uno hard rock in stile seventies non esasperato. Il tutto si amalgama ottimamente anche nell'ambito della stessa canzone, senza mai perdere il filo né scivolare nell'inutile autocompiacimento né perdersi in una produzione che potrebbe risentire della mancanza di qualche mente in più per affinare le eventuali spigolosità o prolissità. Sì... qualche prolissità e qualche cosa da limare ci sarebbe qua e là... qualche assolo di chitarra da assottigliare... qualche tortuosità di troppo... ma sono davvero quisquilie. La già menzionata ultima traccia poi è quasi perfetta, una degna e importante chiusura di un buon album che ci consegna un artista nuovo per questo genere ma che intendiamo seguire con attenzione. L'ultima notazione è per la copertina, decisamente anticipatrice di certi contenuti musicali dell'album, un po' a metà tra la psichedelia west-coast e lo hard rock d'annata.

 

Alberto Nucci

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