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K2 Book of the dead ProgRock Records 2005 UK

Chi saranno mai questi K2 (k al quadrato)? Qualcuno sperava in una riunione degli UK e quanto mi è dato sapere molti collegano questa band alla originale inglese. Va subito detto che nessun legame sembra esistere tra le due band se non la presenza di Alan Holdsworth (peraltro presente solo su uno dei lavori degli UK). Questi K2 nascono per volontà di Ken Jaquess (basso in questa formazione ma già negli Atlantis) che viene affiancato da talenti perlomeno particolari come il già citato Holdsworth, Doug Sanborn (batteria), Ryo Okumoto (tastiere - già negli Spock’s Beard), Yvette Devereaux (violino) e Shaun Guerin (voce). Come vedete nessuna traccia del buon Jobson il quale avrebbe sicuramente dato un connotato più vicino agli UK di quanto questi K2 esprimano.
In effetti Book of the dead è un lavoro che richiama la band inglese, ma solamente come componente generale perché ascoltando i cinque brani che compongono l’opera immancabilmente vengono in mente le sonorità di certi Genesis e certi Yes. Questo raffronto risulta solamente come utile compendio per il lettore di recensioni, perché in realtà le linee guida del cd vanno decisamente oltre soprattutto grazie all’egregio lavoro di Alan Holdsworth che ama inserire scale tipiche del jazz in contesti differenti, nonché l’uso classico del violino fatto da Yvette Devereaux (a tratti molto alla Kansas). Nel complesso l’immagine che viene fuori è interessante e sufficientemente attraente per chi ricerca qualcosa di diverso senza peraltro impazzire dietro cambi di tempo improbabili o atmosfere impossibili da digerire.
La stessa lunga opener “Infinite Voyage” cattura l’attenzione dopo funambolici assoli di Holdsworth, con un’ipnotica voce di Shaun Guerin e intrecciati tappeti di tastiera di Ryo Okumoto. I successivi quattro brani, facenti parte del concept generale, rimangono su livelli apprezzabili, senza annoiare (perlomeno il sottoscritto) e senza passare inosservati.
Come conclusione direi che pur non presentando qualcosa di completamente innovativo, pur richiamando i primi Genesis, i K2 sono riusciti dopo 4 anni di lavorazione a confezionare un cd di estremo pregio che non dovrebbe essere sottovalutato da molti dei nostri lettori.

 

Marco Del Corno

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