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DAVE KULJU Abstract expression Net Dot Music Inc. 2007 USA

La scheda personale di questo chitarrista, polistrumentista, compositore e arrangiatore, con base a Rochester, NH ci dice che questo è il terzo CD in produzione, ma soprattutto inizia con ben 25 citazioni di gruppi e artisti che avrebbero influenzato le sue composizioni. Queste influenze (è bene citarle) vanno da Beethoven agli Anglagard, da Miles Davis ai Genesis, da Dvorak ai Marillion, passando per Yes, Niacin, Kansas, ecc. ecc. La cosa pazzesca è che, in effetti, queste influenze si sentono tutte, davvero, forse con qualche riserva per i Thinking Plague.
Ad ogni modo cosa ci si può aspettare da una descrizione così? … ve lo dico io: un disco dove si alternano, all’interno dei singoli brani, momenti di prog ricchi di suoni in bilico tra il moderno e il vintage, acustici ed elettrici, profusione di tempi dispari, momenti intricati che lasciano spazio a momenti tenui e vaporosi di una semplicità sconvolgente, praticamente pop. Questo altalenare avviene e si sussegue di continuo, quasi con scansione matematica ed ogni brano, dal più breve al più lungo funziona così.
La sorpresa è che appaiono (quasi) meglio i momenti semplici dove la melodia salta fuori come protagonista, rispetto a quelli più prog dove tutto è a servizio della sola ritmica e nulla più, dove tutti gli strumenti sembrano appiccicati su un 7/8 piuttosto che su un 5/4 o via di seguito, a titolo esemplificativo provate a pensare un’Apocalypse 9/8 dei Genesis senza assolo di tastiere, come se fosse solo ritmica. Duretta eh!
Comunque, pur con i limiti indicati, il disco nella sua totalità si lascia ascoltare e corre piuttosto bene e la grande varietà di riferimenti, suoni e atmosfere è pure piacevole. Certo se le idee fossero state sviluppate in maniera compiuta il disco avrebbe avuto un’altra sorte e un altro risultato che qui ha tanto il sapore delle cose fatte in maniera eccessiva, affrettata e quasi a livello dimostrativo, solo che nella musica, come nella vita, nello sport o nel sesso, c’è chi è nato per l’atto rapido e chi per l’esercizio lungo, ragionato e dilatato. Kulju è uno scattista: è un leone del prog, ne fa tante, ma brevi, brevi, magari con un po’ di psicoterapia…

 

Roberto Vanali

Collegamenti ad altre recensioni

ELECTRUM Frames of mind 1998 
ELECTRUM Standard deviation 2002 

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