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KEBNEKAJSE Kebnekajse Subliminal Sounds 2009 SVE

C'è sempre un po' di timore quando si acquista l'album di come back di un gruppo storico, soprattutto se ci sentiamo legati in qualche modo alla musica di quella band. Si teme che il nuovo album non sia all'altezza del passato, che getti una macchia su quanto di buono era stato realizzato. Insomma, per farla breve, non volevo proprio comprarlo questo nuovo disco dei Kebnekajse nel timore di scoprirli ridotti ad una versione ridicola di loro stessi, ma alla fine la bella copertina, che ricorda molto quella dei primi lavori e che ritrae una natura viva, umanizzata e sconfinata che sembra quasi vegliare o sorvegliare gli uomini che vi si immergono, mi ha dato la spinta decisiva. E' stato molto confortante, aprendo il booklet, ritrovare le facce dei musicisti storici, senza giovani intrusi reclutati all'ultimo momento per tappare qualche buco, a partire dal leader storico Kenny Håkansson, chitarrista di spicco e figura chiave del Progg svedese che, assieme al batterista Pelle Ekman (anch'egli all'opera in questo album), distaccatosi dai Mecki Mark Men, diede vita, nel 1971, ai Kebnekaise (la lettera J al posto della I nel moniker sarebbe venuta molto più tardi). Il resto dei musicisti militava nella band già dall'epoca del secondo album del 1973, "Kebnekaise II", con Göran Lagerberg al basso, Mats Glenngård al violino, Hassan Bah alle congas e Thomas Netzler al basso. Bisogna poi precisare che non si tratta di un ritorno improvvisato, dal momento che il gruppo aveva ricominciato a suonare insieme già da qualche tempo e questo è fondamentale per la buona riuscita del disco.
Già dalle prime note ogni timore è scomparso ed è stato come scoprire che quel vecchio amico che non vedevi da tempo è sempre lo stesso, fatta eccezione per qualche ruga in più. Lo stile musicale si riaggancia ai primi lavori e si basa su quel folk elettrificato, condito di umori psichedelici, che fece la fortuna della band in Svezia, negli anni d'oro del Progg. Il sound è sempre quello, ruvido, vintage, ipnotizzante, quello che ha ispirato vecchie e nuove generazioni di Progger Svedesi, compresi i Ritual, ed più derivativi e retrò Grovjobb, con la differenza che qui abbiamo gli interpreti originali e gli ideatori di quello stile. I ritmi sono quelli della tradizione folk svedese, con polske e gånglåt gioiosi, come la marcia nuziale "Brudmarsch till Per & Anna", ed i suoni sono quelli vintage del prog psichedelico degli anni Settanta, movimentati dalle percussioni tradizionali di Hassan Bah, in una formula nota e collaudata per gli amanti del gruppo. Senza forzature questo potrebbe essere un album che si colloca temporalmente fra "Kebnekajse III" (1975) e "Ljus Från Afrika" (1976) o addirittura fra "Kebnekaise II" e Kebnekaise III". Non indugiate ed accogliete nuovamente fra voi questi vecchi amici oppure, se non conoscete la loro musica (male!), iniziate pure da questo album che porta dentro di sé l'autentica anima della Svezia Progressiva, lontana, per fortuna, dai gruppi patinati dei nostri giorni che hanno purtroppo dimenticato le proprie gloriose radici.

 

Jessica Attene

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