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KNITTING BY TWILIGHT Riding the way back It's Twilight Time 2009 USA

Una domanda che mi piacerebbe rivolgere a John Orsi, fondatore di questo progetto musicale: com'è venuta l'idea di chiamarvi Knitting By Twilight? Vien da pensare che un lavoro fatto a maglia durante il crepuscolo possa avere delle particolari quanto inattese qualità spirituali e meditative... A ben guardare questo è un gesto piuttosto tipico nella comunità avantgarde e sperimentale, anche il moniker più improbabile e criptico in teoria può racchiudere significati assai profondi... "Riding the Way Back" è dunque un mini cd di venti minuti, costruito su cinque brevi brani strumentali, in bilico fra un rock di stampo crimsoniano ed espressività elettroniche ambientali: senza essere particolarmente ostico ed ermetico, "Riding the Way Back" riesce a comunicare uno strano ed inquietante senso di torpore domestico legato a polverosi ricordi del passato, insieme a misteriosi ed enigmatici sguardi verso un futuro che non sembra neanche tanto lontano; una musica che in fondo ben si addice al nome del suo gruppo... John Orsi è la mente principale che guida questo strano collettivo di musicisti, percussionista appassionato di musica d'avanguardia come della frangia più intellettuale del rock, ha dato inizio alla sua attività discografica verso la fine degli anni ottanta: alternato ad altri progetti paralleli, quello dei Knitting By Twilight è arrivato ormai al quinto capitolo, con il prezioso appoggio di compagni di viaggio ed amici, fra i quali due chitarristi di talento come e Mike Marando e Karen Orsi (immagino sia parente stretta di John!). In "Riding The Way Back" si alternano passaggi strumentali prevedibili e un po' stereotipati ad altri in cui la sensibilità sperimentale di John Orsi si realizza in maniera più convincente. L'apertura di "Shiver", così smaccatamente crimsoniana, non sembra delle più incoraggianti nella sua banalità e viene quasi da pensare ad una sorta di tributo verso Robert Fripp; paradossalmente il brano guadagna un minimo d'attenzione nei suoi improvvisi, delicati fraseggi acustici, con uno sfondo di perturbazioni elettroniche che rimandano alla mente certe sonorità kraut e le atmosfere più rilassate del primo Brian Eno. In un pezzo come "Mik's Glacier", forse il mio preferito, le sonorità si fanno più stranianti e rarefatte, immerse in una fosca nebbia urbana popolata da relitti post-industrial e fantasmi wave, sonorità che potrebbero essere ben rappresentate in un catalogo della vecchia Projekt Records, insieme al dilaniante assolo di "Blue Ink for Fountain Pens", un pezzo peraltro già presente in altra veste nel primo omonimo cd dei Knitting By Twilight, uscito nel 1995. Le tentazioni esotiche e tribali presenti in "Blue Ink for Fountain Pens" vengono ripetute e sviluppate in maniera più solare nel brano di chiusura "Twirling Guitars and Glad Tambourines", con qualche piccola reminescenza di Steve Tibbets insieme a qualche vaga citazione del minimalismo "etnico" di Terry Riley. Dispiace solamente che questi musicisti non abbiano a disposizione dei mezzi di produzione più consoni alla propria verve creativa, un album a più ampio respiro potrebbe sicuramente riservarci qualche momento di piacere in più...


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Giovanni Carta

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