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KOTEBEL Concerto for piano and electric ensemble (CD + DVD) Musea Records 2012 SPA

Chi li ha visti dal vivo giura che siano strepitosi e che la loro musica renda molto di più che su disco ma questo album in studio strepitoso lo è davvero e colpisce secondo me anche di più rispetto alle pur ottime produzioni del passato, cinque in tutto dal 1999 al 2009. In realtà la band ha subito un progressivo affinamento che la ha portata a ciò che possiamo apprezzare oggi, una macchina da guerra dai meccanismi perfetti carica però di sentimento che straripa con forza dalle sue armonie aggrovigliate ed infuocate che riescono a colpire nel profondo, non limitandosi ad una superficiale impressione di stupore per le evidenti capacità tecniche dei musicisti, che comunque è inevitabile provare ad un primissimo ascolto.
La forma scelta è quella sinfonica del concerto con il pianoforte orizzontale, suonato da Adriana Nathalie Plaza, che fa da strumento solista e, ad accompagnarlo, un’orchestra elettrica con le tastiere di Carlos Plaza Vegas, la batteria di Carlos Franco Vivas, le chitarre elettrica, acustica e spagnola di César Garcia Forero ed il basso di Jaime Pascual Summers (formazione quindi invariata rispetto al precedente “Ouroboros” che faceva però a suo tempo registrare la perdita della voce e del flauto). Proprio questa forma classica, che prende corpo nella suite in quattro movimenti di 43 minuti che dà anche il nome all’album, rappresenta l’elemento di novità rispetto al passato ed il grande pregio dell’opera. Per la sua realizzazione Adriana si è sottoposta ad un lavoro di preparazione assieme al professore Andrés Allen che sfocia in una esecuzione limpida e perfetta. Tutti i pezzi sono stati scritti come al solito da Carlos Plaza e la sua mano, che ha forgiato uno stile ormai inconfondibile, si sente perfettamente. Gli elementi jazz-fusion si sono contratti in favore di un linguaggio musicale che oscilla fra l’avanguardia cameristica, il rock sinfonico e l’impressionismo ed il romanticismo della musica classica. C’è poi l’intersezione con la chitarra spagnola, un tocco di colore che rappresenta quasi una firma all’interno di una composizione dal taglio accademico ma arricchita da molte contaminazioni. Il risultato appare particolarmente vivido, mobile ed eclettico, pur nel suo rigore esecutivo, nella sua grazia composta che non cede mai il passo anche nei momenti più concitati ed intrecciati. Particolarmente belle sono le intersecazioni fra il piano, davvero instancabile e maestoso, e le tastiere che offrono atmosfere sofisticate ed insolite in questo contesto classicheggiante. Il CD è corredato da un DVD che ritrae i musicisti durante la registrazione della suite, che è stata fatta live in studio. Questa scelta si rivela particolarmente felice perché possiamo vedere all’opera, con un unico sguardo, le mani di Adriana e quelle di Carlos mentre intessono le loro complesse reti di note. Lo sguardo spazia all’occorrenza anche sugli altri musicisti anche se sono questi due in particolare a giocare la partita con l’ascoltatore che uscirà sicuramente vinto dall’armonia di una musica superba ma equilibrata. Anche se i lineamenti rock, con cupe ombre Crimsoniane, sono pronunciati, la musica non ne esce mai appesantita riuscendo a convogliare in un unico disegno chiaro ed intellegibile elementi assai diversi. Se l’avanguardia può essere chiamata in causa, come accennato, non sarete mai spinti verso un punto di rottura e ogni contrasto si risolverà sempre in favore di soluzioni che favoriscono il piacere di ascolto. Un plauso va fatto anche alla sezione ritmica che lavora costantemente sullo sfondo, in maniera tattica, di cui ci si potrebbe dimenticare catturati dalla bellezza del pianoforte, ma che sostiene il sound in maniera solida e capace, facendosi da parte se necessario e aumentando all’occorrenza la dinamicità del ritmo aggiungendo particolari ai particolari.
Abbiamo parlato soprattutto della suite, che domina l’album in tutti i sensi, ma l’opera non finisce qui: troviamo infatti altri tre brani mica da ridere! Si tratta di “The Flight of the Hippogrif”, di cui esiste una “Part I” ed una “Part II”, e la “Dance of Shiva”, collocata al loro centro, per sole tastiere e percussioni. Perduto quell’alone accademico della forma orchestrale ed il ruolo del pianoforte, torniamo ad una formula più istintiva e con elementi jazz rock più floridi, grazie anche ai sax dell’ospite Fran Mangas che contribuiscono a rendere il sound più duttile e variabile. In particolare la prima parte risulta più nervosa, con un basso particolarmente irrequieto ed assoli lanciati del sax che cavalca una musica che sembra quasi voler spiccare il volo, come il titolo stesso suggerisce. La seconda parte è invece più riflessiva e dominata da paesaggi tastieristici più distesi e da melodie dal sapore esotico e misterioso. Risale al 2008 la bonus track, “The Infant”, ultimo regalo comunque di buon livello, forse dai contorni meno rifiniti, ma che in sostanza non aggiunge molto ad un album superbo che non verrà tanto facilmente dimenticato da chi avrà la fortuna di ascoltarlo.


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Jessica Attene

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