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KLAN Senne wędrówki GAD Records 2011 POL

Ricordiamo i Klan essenzialmente per “Mrowisko”, album uscito nel 1970 tenuto in gran considerazione fra gli estimatori del Progressive Rock dell’Est per i suoi impasti jazz rock, sinfonici e big bit. Forse non tutti sanno che il gruppo ha avuto almeno altre due reincarnazioni, una nel 1992 con il disco “Po co mi ten raj” e l’altra, più recente, nel 2012, con “Laufer”, sempre ad opera di Marek Ałaszewski che ha voluto recuperare il vecchio nome appiccicandolo ad una line-up totalmente rinnovata, senza però rinverdire i fasti musicali del passato. Poco importa insomma se vi siete persi queste ultime due uscite mentre, se non conoscete il bell’esordio, direi proprio che siete caldamente invitati a recuperarlo. Speravo proprio che uscisse finalmente fuori qualcos’altro dei Klan, infatti la band era ben rodata e al culmine della sua breve esistenza ha suonato molto effettuando anche delle session radiofoniche. Ed ecco infine, dopo tutti questi anni, questo fortunato recupero di nastri dimenticati e polverosi che contengono registrazioni dal vivo risalenti addirittura al 1971, rimesse a nuovo tanto da garantire una buona resa sonora.
Marek Ałaszewski (chitarra, flauto e kazoo), principale compositore dei Klan, ne era anche il fondatore, assieme ad Andrzej Poniatowski (batteria e percussioni). A questo nucleo si associarono poco dopo Maciej Głuszkiewicz alle tastiere e Roman Pawelski, trovando un affiatamento non comune che li portò a comporre in pochissimo tempo una serie di pezzi. Nel Giugno del 1969 partecipano al famoso festival della canzone polacca di Opole (un equivalente del nostro Sanremo) e di lì a poco si guadagnano lo status di gruppo ufficiale, passando al professionismo. Questo non li portò a piegarsi ai canoni della musica allora di moda e ben tollerata, il cosiddetto “big-bit”, ma conservarono una forte impronta jazz-rock che molto doveva alla musica occidentale. “Mrowisko”, uno spettacolo con musica e danza, presentato per la prima volta proprio al festival di Opole nel 1970, divenne l’evento rock del momento in Polonia ma il suo allestimento era troppo costoso e complesso, si trattava infatti di una specie di spettacolo multimediale con splendide coreografie e, dal canto loro, le autorità polacche non lo incoraggiavano affatto. Ne furono date quindi poche repliche e nessuno pensò mai di catturarlo in formato video.
Nel Febbraio del 1971 il gruppo fu chiamato dalla compagnia di produzione di documentari di Varsavia per incidere della musica che doveva servire da sfondo a non si sa bene quale filmato: i musicisti non lo sapevano ma tempo dopo questo materiale finì col diventare la colonna sonora dell’assegnazione di alcune automobili date in premio alla lotteria, della costruzione di un istituto di cure per l’infanzia e della costruzione di un villaggio con associazioni fra immagini e contenuto musicale davvero assurde! La musica però, estrapolata dal contesto visivo, era fantastica e in particolare colpiscono le versioni strumentali e alternative di pezzi pubblicati su “Mrowisko” che ben conosciamo, come ad esempio “Taniec głodnego”, con le sue suadenti melodie e gli impasti psichedelici, e la teatrale ed imponente “Kuszenie”. Alcune tracce risultano praticamente inedite e in generale hanno un’impronta jazz rock molto marcata, spesso con uno swing accattivante, come ad esempio “Automaty”, col suo piano incalzante che ricorda un po’ gli Skaldowie, la coinvolgente “Z brzytwą na poziomki”, la breve e movimentata “Safari”, con organo e chitarra, lenta e rilassata, “Trzeba było mnie nie budzić”, la potente “Szkoła” o la più morbida e disimpegnata “Gdzie jest człowiek”.
E’ interessante notare che alcuni titoli che ci risultano familiari in realtà hanno poco o niente a che vedere con gli equivalenti pezzi che ritroviamo nell’esordio discografico e viene quasi da pensare che siano stati appiccicati lì per lì dal gruppo in assenza di titoli migliori disponibili al momento, come ad esempio capita a “Epidemia euforii”, qui molto allegra in contrasto con i ritmi tribali in stile Santana della versione originale. La stessa sorte la subiscono alcuni pezzi tratti da un’ulteriore seduta di registrazione avvenuta a Varsavia nel Marzo del 1971 in quella che oggi è conosciuta come l’Università della Musica intitolata a Chopin. Troviamo quindi una “Sen” quasi irriconoscibile, con uno swing leggero e le melodie del flauto della versione originale praticamente dissolte, e una solare “Senne wędrówki” che contrasta palesemente con la tenebrosa e cantautoriale controparte di “Mrowisko”. E poi ci sono ancora interessanti inediti, come “Nie stało się nic”, scandita dal ritmico battere delle mani, e “Pociągi”, col suo pianoforte veloce.
Purtroppo il gruppo, nonostante il suo evidente talento, non ebbe molta fortuna. Prima di tutto, non avendo un equipaggiamento adatto, non poteva esibirsi dal vivo e, come se non bastasse, presto furono presi di mira dalle autorità comuniste che vietarono loro di partecipare alle occasioni più importanti. I musicisti dovevano guadagnarsi da vivere e fu così che Andrzej e Maciej finirono per accontentarsi di suonare nei ristoranti e nei piccoli locali. Nel 1971 i Klan non esistevano più ma l’anno seguente Marek li ritirò fuori con una nuova line-up per un’esibizione in Finlandia assieme a Tomasz Jaśkiewicz, che finirà poi con NIemen, e altri musicisti presi dal quintetto del grande Tomasz Stańko. Da lì in poi le apparizioni del gruppo saranno sempre sporadiche e occasionali. Andrzej diventerà un ingegnere del suono e fra le sue produzioni citiamo quelle dei Budka Suflera.
A parte il grosso valore documentale di questo album vi è senza dubbio un interesse legato alla musica molto valida che ci permette di apprezzare i Klan in questa versione lievemente diversa e più jazz oriented rispetto al bellissimo “Mrowisko” che vi consiglio assolutamente di recuperare, se non lo avete, in maniera tale da avere una visione abbastanza completa di questa bella realtà polacca.


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Jessica Attene

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