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ODERIGI LUSI Notes from a logbook Ethnoworld 2007 ITA

La classe a volte la si riconosce subito. Possono bastare poche note, un senso di leggerezza, un’ispirazione evidente e capisci che sei di fronte ad un talento notevole e fuori dal comune. Prendiamo l’inizio di questo cd: il brano “Prelude”, aperto da un piano elegantissimo e classicheggiante, che viene poi “aiutato” dal flauto e dal violino a creare una magia sonora di due minuti e mezzo incredibile. Una partenza da antologia per il disco che segna l’esordio solista di Oderigi Lusi, abile musicista che attraversa un momento di grazia, dopo essersi già fatto apprezzare con le sue tastiere nei Malaavia e dopo il recente passaggio alla corte di Lino Vairetti e dei suoi nuovi Osanna. In “Notes from a logbook” troviamo tutta la classe di Lusi, capace di ammaliare con undici brani bellissimi, in cui emerge in pieno la sua vena compositiva ed esecutiva. Dopo i Malaavia è un’altra prova di che artista poliedrico sia, grazie alla capacità di spaziare in più generi mantenendo sempre standard qualitativi molto elevati. E così si attraversa il folk etnico di “Da un viaggio a petra”, la stravaganza “Tu peste en mi piel”, tra pop lunatico e orientamento latino, i richiami a Weather Report, Return to Forever e Arti e Mestieri in “Walk on”, le suggestioni orientali di “Karma”… Il suo background classico è invece maggiormente evidente, oltre che nella title-track, nella breve “Perle”, in cui il pianoforte e il violino dialogano splendidamente. Senza dimenticare il lavoro di contaminazione nelle pregevolezze acustiche di “Breathing under the spanish sea” e della conclusiva “Suoni”, l’atmosfera incantata e sospesa, con testo recitato, di “Passaggi”, l’andamento spedito, i fiati e i ritmi allegri di “Take off”, il sound notturno di “Evanescenze”. E tenete presente che questi sono solo pochi cenni descrittivi sui contenuti dell’album, perché spesso e volentieri ci sono incursioni nel jazz, nella bossanova, nel funk, nella tradizione mediterranea, nel pop di alta qualità. E nonostante tutto l’album si mantiene sempre su una coesione tutta particolare, giocata su queste sonorità ricercate e sottili, eppure così dirette e affascinanti. Merito di una base consistente in un grande lavoro di composizione e arrangiamento e nell’ottima interazione dei vari strumenti. Lusi è accompagnato da numerosi musicisti con cui dialoga al meglio e il cui contributo arriva a dare un’ulteriore spinta alla riuscita di questo album che è di una raffinatezza più unica che rara. Signori, che classe!

 

Peppe di Spirito

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