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LINEA TEORICA Linea teorica (EP) autoprod. 2014 ITA

Dopo un demo di qualche anno fa (già recensito sulle pagine di Arlequins) si erano perse le tracce di questo gruppo romano attivo con un altro nome e con una line-up diversa sin dai primi anni '90 del secolo scorso. Stiamo parlando dei Linea Teorica. Stabilizzata la formazione, che ora vede Daniele Lausdei al basso, Andrea Giuliani e Simone Serra alle chitarre, Roberto Ciai alla batteria e Nello D'Agostino alla voce, il gruppo pubblica ora questo breve EP che raccoglie 4 brani. Niente tastiere dunque.... Orrore!! Ma no, ma no....Abbiamo solo un suono più diretto ed aggressivo, meno enfatico e barocco di altre band di oggi, ma che non manca di momenti assai lirici grazie, anche, al notevole utilizzo del flauto dell'ospite Luca De Marchis. Il rock con pochi fronzoli de “L'ipocrita” apre l'album con una ritmica sostenuta e chitarra graffiante, ma anche con qualche sprazzo melodico in cui si incunea, ad addolcire il sound, il flauto. Di buona fattura il testo, convincente il cantato di D'Agostino, piuttosto espressivo e coinvolgente. Le buone impressioni seguono in “B-friend” con un apprezzabile scorcio strumentale condotto dall'onnipresente chitarra a coprire ogni vuoto. Non cercate “romanticherie” genesisiane, melodie “cameliane” e neppure voli siderali di floydiana memoria, piuttosto un suono compatto, lontano, anche, da un progressive “canonico” (se esiste un progressive “canonico...), ma con un certo appeal. Ancora buone cose arrivano da “Non c'è più veleno”, di intensità crescente e dove importanti sono gli inserti di flauto ed anche qualche “chicca” strumentale. Nel piccolo-grande mondo della musica “alternativa” (e quindi non solo prog) qualche spazio i Linea Teorica possono senz'altro ritagliarselo anche per la notevole predisposizione “live” che la band dimostra in più di un pezzo. Quasi a smentire le palesi inclinazioni rock, arriva la soffusa introduzione arpeggiata di “Un'altra avventura di Kohn” e qualche altra raffinatezza qua e là. Ma i ragazzi non dimenticano le loro radici ed il brano prende poi quota e sfocia in un finale scoppiettante. Il giudizio su questo breve lavoro è senza dubbio positivo e la direzione seguita ha i requisiti per piacere anche fuori dal mondo prog più stretto. Avanti così, dunque, magari con un progetto ancora più ambizioso. Il fatidico primo album, ovvio.


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Valentino Butti

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