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ARJEN ANTHONY LUCASSEN Strange hobby Transmission Records 1996 (Aluca Music 2016) NL

Quando avevo quindici anni con quattro amici, decidemmo di mettere su un gruppo. In effetti, mettemmo su solo il gruppo perché c’era unicamente il chitarrista che aveva una chitarra (autocostruita... praticamente il massimo del suono era il verso di una rana), e il resto lo decidemmo sul momento... quindi io trovai un basso da 40000 lire e mi misi a cantare e, visto che il batterista non aveva i soldi per procurarsi la batteria, si comprò solo il pedale della cassa mentre il resto del suo set era fatto di scatole dei biscotti Gentilini e un fustino del Dash.
Facevamo logicamente cover, perché a quindici anni fai cover… (oddio... guardando in giro c’è gente di 50/60 che si esalta e si vanta di fare cover ugualmente ma quello è un altro discorso).
Avevamo un repertorio che andava dai Led Zeppelin ai Joy Division, dai Cure a Le Orme, dai Metallica ai Black Sabbath, dagli Slayer ai Pink Floyd. E registravamo tutto su cassetta.
Oggi siamo tutti ultraquarantenni, qualcuno anche affermato nella propria professione... e se uscissero quelle cassette con i nomi e cognomi vicino, probabile che scatterebbero querele e i tintinnii di manette si sprecherebbero, visto che qualcuna di quelle registrazioni era veramente imbarazzante... (Qualcuna no eh... ”Heart and Soul“ dei Joy Division veniva pure benino). D’altronde chi penserebbe di pubblicare quelle canzoni registrate male fatte per gioco in cantina con gli amici?
Nessuno direte… invece no… uno ci sta.
Arjen Lucassen.
Arjen non solo ha pubblicato un disco di cover nel 1996... ma ha deciso di ristamparlo con ben quattro bonus track (con una canzone originale “Pretty Girls”) per festeggiare la sua nuova etichetta discografica, l’Aluca Music.
Ora uno che può dire di un album cover? Non è che puoi parlar male di "Arnold Layne" o "See Emily Play" o "I am a rock"… certo che se le suoni col distorsore a palla come fanno i sedicenni brufolosi colpiti dal verbo del metallo e che metterebbero il gain al massimo pure su “Tu scendi dalle stelle” (no tranquilli, questa Lucassen non la fa) qualche domanda te la poni… Tuttavia capisci che te la fai solo tu determinate domande perché vivendo nell’epoca multimediale e leggendo i commenti estasiati dei fan sotto i video caricati su youtube con migliaia di visualizzazioni, ti rendi conto che ci sono persone nel mondo che pensano che queste siano le migliori cover realizzate e che Lucassen sia un dio in terra qualunque cosa faccia. Anche se il “qualunque cosa faccia” è riferito ad una “Norvegian Wood” che nemmeno tutti i Labrie e Petrucci del mondo messi insieme avrebbero potuto immaginare in una versione così da coatti.
Magari qualcuno potrà anche trovarlo divertente questo omaggio agli anni 60 del rock fatto dal menestrello olandese, sinceramente a me non è piaciuto per nulla.


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Antonio Piacentini

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